Poco prima dell'estate inauguravo con alcuni amici Eunoè, un'associazione di promozione sociale per lo studio e la divulgazione del ruolo della scienza nelle società complesse. L'iniziativa è nata dall'idea di raccogliere e coordinare gli sforzi di tutti coloro che nella strumentalizzazione governativa della scienza hanno intuito non già un pericolo, ma il pericolo più grave che incombe sulla rappresentazione politica contemporanea.
Oggi non servono grandi sforzi ermeneutici per constatare che le politiche più controverse fondano tutte, in un modo o nell'altro, le proprie ragioni nella presunzione di «evidenze» scientifiche alla cui autorevolezza non ci si può opporre senza apparire retrogradi, nostalgici o superstiziosi. Dalle emergenze del «clima» alle «dure leggi» dell'economia, dal trasferimento in massa di esseri umani da un continente all'altro alla foga di digitalizzare, automatizzare e connettere ogni cosa, dalle nuove teorie pansessuali all'imposizione di protocolli pedagogici e sanitari, ciò che «dice la scienza» è diventato il nuovo «Deus vult», l'ultimo talismano per superare magicamente, in senso ferencziano, le fatiche e i compromessi di una democrazia sempre più mal tollerata dai suoi protagonisti.
Nel ripetersi che «la scienza non è democratica» si è normalizzata la reciproca invasione di campo tra i domini complementari di scientia e kράτος, mettendoli in concorrenza con la sottintesa pretesa di derogare ai processi democratici ogni qual volta siano chiamati a deliberare su temi di presunta competenza degli scienziati. Si è così aperta la strada a uno stato di eccezione in cui naufraga non solo la possibilità di un pensiero politico plurale, ma anche scientifico. Con il «Patto trasversale per la scienza» lanciato da un noto virologo marchigiano, si è successivamente chiarito che non si può pretendere di governare nel nome della scienza senza governare la scienza. Il documento introduceva infatti una distinzione tutta politica tra scienziati e «pseudoscienziati» per arrivare all'auspicio che il potere in carica «fermasse» i secondi, entrando così a gamba tesa nel processo di libero confronto tra esponenti della comunità scientifica e, quindi, soffocarlo.
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L'associazione Eunoè si propone di reagire a questo pericoloso stato di cose. Il paradigma epistemologico a cui aderisce è quello della scienza post-normale di Funtowicz e Ravetz, che in presenza di decisioni caratterizzate da forte incertezza e ampio impatto sociale raccomanda di estendere la base delle conoscenze e dei giudizi non solo alla comunità scientifica strettamente competente, ma all'intera base dei soggetti coinvolti («extended peer community»).
La prima iniziativa lanciata dall'associazione è un Manifesto per la scienza in cui sono riassunti i suoi principi ispiratori. Il Manifesto è consultabile all'indirizzo manifesto.eunoe.org ed è aperto alla firma di politici, accademici e ricercatori (di ogni disciplina), medici e giornalisti. Chi, tra gli appartenenti a queste categorie, desiderasse firmare o ricevere maggiori informazioni può scrivere all'indirizzo [email protected].
Il Manifesto sarà presentato al pubblico sabato 28 settembre a Bologna presso la sala Casa dell'Angelo, in via San Mamolo, 24, alle ore 18. L'ingresso è libero e senza prenotazione. Seguiranno altre presentazioni, in corso di organizzazione.
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