Il blog chiude per protesta contro la decisione del governo di mantenere in vigore l'obbligo delle dieci vaccinazioni per l'infanzia e il correlato divieto di frequenza degli asili per gli inadempienti, come sancito dalla Legge Lorenzin n. 119/2017.
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Chi scrive ha intrattenuto e intrattiene rapporti di reciproca stima con alcuni esponenti della maggioranza di governo. Come altri, sono consapevole delle difficoltà riscontrate nel dare seguito alle intenzioni espresse in campagna elettorale: da un lato per i perduranti vincoli ordinamentali e di bilancio (il cui scopo è esattamente quello di sottarre le politiche al gradimento democratico), dall'altro per la necessità di armonizzare le diverse anime e priorità dell'alleanza governativa.
Non è quest'ultimo il caso qui lamentato. Deputati e senatori del Movimento 5 stelle e Lega si erano fin dall'inizio schierati contro l'imposizione dell'obbligo vaccinale. Matteo Salvini, tra i più convinti e lucidi sostenitori delle ragioni della libera scelta, aveva ripetutamente portato ai genitori d'Italia la rassicurazione di aprire le porte delle scuole a tutti i bambini, senza discriminazioni. Forti di questi precedenti, i senatori Paolo Arrigoni (Lega) e Paola Taverna (M5S) avevano presentato il 2 agosto un emendamento congiunto all'approvando decreto «Milleproroghe» con cui si rimandava il divieto di frequenza scolastica all'anno 2019/2020. L'emendamento veniva approvato il giorno successivo con 149 favorevoli e 110 contrari. Pur non trattandosi dell'annunciata e attesa abrogazione della Lorenzin, la proroga avrebbe dovuto spostare i termini delle sanzioni per dare il tempo ai legislatori di elaborare e approvare un provvedimento sostitutivo (non richiesto da alcuno). Nel frattempo, a corredo di questo atto di coerenza, ancorché palliativo, si manifestavano i primi segnali preoccupanti.
Il ministro Grillo, smarcandosi esplicitamente dalla posizione già espressa dal suo partito e da Salvini, coniava il concetto di «obbligo flessibile» che avrebbe preso forma
nel disegno di legge
Patuanelli-Romeo n. 770 del 7 agosto, per molti versi peggiorativo in quanto a) autorizzerebbe
l'estensione dell'obbligo a qualsivoglia vaccinazione prevista dal Piano Nazionale di Prevenzione
Vaccinale (PNPV, sulla cui indipendenza scrisse Vittorio Demicheli nel 2015),
quindi non solo a quelle oggi obbligatorie,
qualora si registrassero «significativi [?] scostamenti» dalle soglie dell'«immunità di gruppo» (art. 5,
comma 1) su base nazionale, regionale o locale e b) estenderebbe la sanzione dell'esclusione scolastica a
tutte le «istituzioni scolastiche del sistema nazionale di istruzione, [le] scuole private non
paritarie, [i] servizi educativi per l’infanzia e [i] centri di formazione professionale regionali» (art. 5,
comma 2, capoverso a), quindi anche alle scuole dell'obbligo e superiori. Poiché i «piani straordinari di
intervento» comportanti l'obbligo di una o più vaccinazioni sarebbero adottati su «proposta del Ministro
della salute previa deliberazione del Consiglio dei ministri... con decreto del Presidente della Repubblica»
(art. 5, comma 1), è facile immaginare che la legge, qualora approvata e a tutt'oggi sbandierata e promessa
come un «superamento dell'obbligo» da tanti ignari (o furbi) esponenti di governo, conferirebbe
all'esecutivo di turno la facoltà di imporre obblighi e sanzioni ben più estesi di quelli oggi previsti,
anche in onta al diritto allo studio. E qui la partita è ancora aperta.
Già un mese prima, il 5 luglio, il Ministero della salute e quello dell'istruzione avevano congiuntamente diramato una circolare applicativa della Legge Lorenzin con cui si introduceva la possibilità di autocertificare la conformità vaccinale degli studenti: una sedicente «semplificazione» inutile nel migliore dei casi e confusionaria nel peggiore - come quasi tutte le «semplificazioni» degli ultimi anni - se non in certi casi criminogena. Se si considera che, a partire dai primi di settembre, i NAS dei Carabinieri sono stati occupati a setacciare scuole e ASL in tutta Italia per vagliare decine di migliaia di autocertificazioni, si ha una misura dell'«alleggerimento burocratico» promesso dal provvedimento...
A questi segnali seguiva il botto, il 5 settembre, a 80 anni esatti dalla promulgazione del Regio Decreto Legge n. 1390. I relatori Giuseppe Buompane (M5S) e Vittoria Baldino (M5S) ripristinavano l'obbligo anche per il 2018 con un emendamento soppressivo del citato emendamento Taverna-Arrigoni. L'atto, addirittura crudele per il suo tempismo, sicut fur in nocte, fu meritatamente deplorato dalla base come un tradimento, anche perché nessuno si è ad oggi degnato di darne una spiegazione, né tra i rappresentanti del Movimento né tra i leghisti. Ma già il giorno dopo, anche quell'emendamento era a sua volta «superato» da un altro intervento, l'ultimo, che introduceva nel decreto l'estensione della citata e inutile - perché scorrelata dal punto dell'obbligo - autocertificazione Grillo-Bussetti, dandole vigore di legge. Si arriva così ad oggi, con l'approvazione sotto fiducia dell'emendamento e l'assurda bagarre dell'opposizione contro una modifica cosmetica che in nulla intacca l'impianto coercitivo e sanzionatorio della Lorenzin.
Degli impegni assunti dai vertici dei partiti di governo resta così un pugno di mosche e la promessa, in
futuro, di una legge possibilmente ancora più oppressiva e funesta. Nel frattempo tutto procede secondo i
piani lorenziniani, con migliaia di bambini sani esclusi dagli asili, mentre scrivo e nei giorni a
venire. Se la «vicenda» dei vaccini è stata sostanzialmente costruita sul nulla soffiando nelle trombe della
grande informazione, le sue conseguenze sono terribili per chi si trova oggi squalificato al rango di
criminale e di untore, costretto a nascondere i propri figli e le proprie scelte perché oblato alla ferocia
del gregge.
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Pur conscio dei tanti e cruciali problemi che questo governo - come qualsiasi governo - è chiamato a
dipanare, è per me insopportabile la leggerezza, quasi il disprezzo, con cui si è tradita la fiducia di
decine di migliaia di elettori illudendoli e deludendoli senza spiegazioni. È inqualificabile e
amareggiante. Se gli esponenti di governo non riescono a cogliere la posta in gioco, di una violabilità dei
corpi senza precedenti autorizzata da ragioni pretestuose e grottescamente eccedenti il movente (ne scrivo
con Pier Paolo Dal Monte nel libro in uscita in questi
giorni), considerino almeno le ricadute elettorali di questa quadriglia. Considerino, ad esempio, che
nelle oltre 70.000 firme certificate in calce alla proposta di legge di
iniziativa popolare per l'abolizione - non il
«superamento» in peggio - della Legge Lorenzin ci sono molti dei loro elettori, seguiti da famigliari e
simpatizzanti. Considerino che chi subisce in questi giorni l'umiliazione dell'esclusione ha creduto in
loro. Consideri, almeno, che non è possibile continuare a perseguitare un numero così alto di persone senza
patirne le conseguenze politiche. Considerino, infine, che gli sponsor e i tifosi dell'improvvisa
coercizione vaccinale sono tutti rigorosamente polarizzati negli schieramenti a sé nemici. E si chiedano
perché.
Ho creduto e credo in questa battaglia proprio per la violenza con cui è stata combattuta da chi, sul lato
opposto del campo, l'ha lanciata. Il fatto che si sia trasmessa intonsa da un polo all'altro dell'arco
costituzionale, in barba agli impegni presi e con vicissitudini parlamentari da cardiopalmo, la colloca
chiaramente nell'olimpo dei TINA, delle politiche «immutabili» e «fondanti» contro cui questo governo, in
particolare gli esponenti che più stimo, hanno giurato di plasmare il loro impegno. Con l'aggravante - per
alcuni distraente - che qui non si incatenano i soldi, ma i corpi. Ciò di cui siamo fatti.
Per quel poco che serve, affido alla chiusura del blog il mio ultimo messaggio di protesta e di preghiera.
Chi vuole rileggermi può sfogliare il mio libro «La crisi narrata» o quello
in uscita, già citato, sul tema che tratto qui. Se scriverò
ancora mi leggerete sulle pagine de La Verità, di cui ringrazio con affetto il vicedirettore Martino Cervo
per avermi sempre accolto e incoraggiato. Per le cose brevi continuerò a disturbarvi su Twitter.
Grazie a chi mi ha seguito fin qui e soprattutto a chi mi ha commentato nel corso di questa avventura, di cui anche questo momento è una parte importante, spero non l'ultima.
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