L'emergenza, la pace

06 maggio, 2017 | 32 commenti

Sul tema delle ONG umanitarie, al netto di quelle semisconosciute oggi giustamente sotto processo, in linea di principio non esulto quando soggetti non governativi operano in settori strategici e vitali. Ma è pur vero che se i governi non si attivano in quei settori o se ne ritirano adducendo i pretesti più penosi, è un bene che quegli spazi siano occupati da organizzazioni motivate e senza scopo di lucro piuttosto che dai "mercati" o da nessuno. Evidentemente chi si ammala, muore di fame o è in pericolo non può attendere che la politica si faccia più umana.

Emergency è una delle più importanti ONG umanitarie in Italia. Opera in Afghanistan, Iraq, Italia, Repubblica Centroafricana, Sierra Leone e Sudan. Dal 1994 è intervenuta in 17 paesi con progetti di assistenza alle vittime della guerra e della povertà. Secondo quanto riportato sul sito ufficiale, dalla sua fondazione ha erogato cure a più di 8 milioni di persone. A partire dal 2006 è attiva anche nel nostro Paese con poliambulatori, ambulatori, unità mobili e altre iniziative di assistenza socio-sanitaria a tutti e di primo soccorso agli immigrati che sbarcano in Sicilia. Nel 2015 (ultimo bilancio pubblicato) impiegava circa 3000 dipendenti di cui il 90% locali e 261 in missione, e 3500 volontari sparsi nel mondo. I ricavi, pari circa 52 milioni di euro, provenivano principalmente dal 5 per mille e da donazioni private (20 milioni).

Lo ripeto: non è buona notizia quando si affidano la salute e la vita degli ultimi all'elemosina dei benestanti. Di ciò non si può però fare una colpa a Emergency: che è la toppa, non il buco. Quando denuncia la sproporzione oscena tra le spese militari dei governi e i loro investimenti in salute, Gino Strada ha ragione da vendere e dimostra di conoscere bene il problema.

Ciò detto, è necessario interrogarsi sulle dinamiche che producono l'emergenza, lo shock kleiniano e, quindi, l'ultima spiaggia del capitalismo compassionevole. Se papà Strada se la prende giustamente con le bombe, il pensiero successivo è che le bombe si fabbricano, si acquistano e si sganciano perché ci sono i conflitti. E sua figlia Cecilla, oggi presidente di Emergency, si trovava in questi giorni in mezzo al fuoco incrociato di un conflitto virtuale certo non mortifero come quelli in cui opera d'abitudine, ma le cui cause e conseguenze minano il consenso e il tessuto economico da cui dipendono anche le ONG. Alcuni giorni fa scriveva su Twitter: "La migrazione dell'uomo: inizia nella preistoria. Lo Stato nazione: nel XIX secolo. La natura mi sembra più vicina al migrare che ai confini". Mah. A noi invece consta che gli individui non migrino per seguire il richiamo della natura, ma per sottrarsi a un bisogno e a una sofferenza quasi mai naturali. E che i confini non nascano con "lo Stato nazione" del XIX secolo, ma con le prime comunità organizzate e stanziali, cioè con la civiltà. A meno di credere che la Grande Muraglia fosse l'installazione di un artista Ming, o i fossati medioevali acquari ante litteram.

Alla boutade di quel tweet seguiva il finimondo: una catena di reazioni violente e in certi casi ignobili da entrambe le parti, sia di chi insultava la nostra sul piano personale accusandola di finanziamenti occulti e di intelligenza con i trafficanti di uomini e i "terroristi", sia di chi la difendeva aggredendo i primi e finendo con l'evergreen antifascista (sic) di sopprimere fisicamente i critici dell'immigrazione. Cecilia non si sottraeva alla pugna, e a chi le ricordava i costi dei salvataggi e dell'accoglienza ribatteva che: 1) "gli stranieri regolari danno il 10% del PIL" e 2) i fondi per l'accoglienza dei richiedenti asilo sono "soldi dell'Unione europea che non sarebbero disponibili altrimenti". Al che chi scrive è saltato sulla sedia.

Atteso che parlare degli esseri umani in termini di "PIL" è uno dei tanti obbrobri a cui ci ha abituato lo Zeitgeist, che senso ha tirare in ballo gli stranieri regolari quando si parla di irregolari? Che c'entrano calciatori, amministratori delegati e top model con una massa che in più di sei casi su dieci non potrà neanche mai lavorare, se non nell'invisibilità del crimine e dello sfruttamento? In quanto al contributo dei restanti, l'ultimo Documento Programmatico di Bilancio ci informa che:

A fronte del costo sostenuto nel breve termine per la sorveglianza della frontiera comune europea e alla primissima accoglienza, il nostro Paese rimane prevalentemente un’area di transito per i rifugiati. Questo riduce le potenzialità di un beneficio economico di medio-lungo periodo derivante dell’integrazione dei migranti nel tessuto produttivo, che sarà invece valorizzato nei vari paesi di destinazione finale.

Passando al secondo punto, che l'accoglienza degli aspiranti rifugiati sia finanziata dall'Unione Europea sembra invece essere una credenza molto diffusa su internet. Eppure il Governo non ha mai fatto segreto dei numeri. Qui il citato DPB:

Considerando lo scenario più prudente, i contributi europei corrispondono al 3,2% della spesa stimata nel 2016 e al 2,2% (due virgola due per cento) di quella prevista per il 2017. Se si limita la proporzione alle sole spese di accoglienza, la percentuale sale rispettivamente al 5,6% e al 3,4% (tre virgola quattro per cento). Quindi: , quei 3,8 miliardi sono tolti all'assistenza sanitaria e sociale degli italiani; , sono tolti alle famiglie italiane che mettono al mondo figli; , sono tolti all'impiego pubblico, alle infrastrutture, alla messa in sicurezza del territorio, ai musei, agli asili, ai tribunali.

Sciaguratamente sì. Quelle sviste non rimandano a dettagli tecnici, ma alla radice del problema. L'obbligo di chiudere in pareggio il bilancio dello Stato, la rinuncia a una politica monetaria propria, la supina subordinazione agli interessi dei paesi della cosiddetta "Unione" per i quali recuperiamo, manteniamo, selezioniamo e all'occorrenza formiamo gratuitamente il futuro proletariato, trasformano la solidarietà in privazione, fanno sì che ciò che è dato alla povertà degli alloctoni sia tolto alla povertà degli autoctoni. Ai quali si può certo spiegare che si tratta di un misero 0,2% del PIL e che quelle regole dementi ci impoverirebbero anche senza immigrati, e che anche senza immigrati quei soldi se li mangerebbero in pochi anni gli interessi sul debito. Mentre oggi entrano nel circuito economico nazionale creando un indotto, ammesso che possa dirsi "produttiva" una spesa che genera indirettamente morti in mare, segregazione, sfruttamento, crimine e tensioni. Insomma gli si può spiegare tutto, ma non li si può liquidare con informazioni scorrette o irrilevanti e poi stupirsi se se la prendono, se si insoppettiscono.

Come scienziata sociale, la dott.ssa Strada sa che i conflitti nascono perché gruppi e individui si contendono una risorsa scarsa. E nel nostro Paese la scarsità economica e lavorativa è indotta ma reale. È reale ma indotta. Sicché è prevedibile che i nuovi arrivati siano visti come bocche da sfamare a un desco sempre più misero. E che non gli si possa offrire una dignità e un lavoro già negati a quasi la metà dei nostri giovani, e che li si consegni così alla miseria e agli espedienti. Quello tra poveri e impoveriti lo si può chiamare conflitto tra italiani e stranieri, xenofobi e altruisti, ignoranti e sapienti, destra e sinistra. Ma così facendo se ne mascherano le cause e, quindi, lo si esaspera rilanciandolo nelle tifoserie politiche.

Come ha dimostrato anche questa querelle, si tratta di un conflitto già pericolosamente maturo, per certi versi già fuori controllo. Se non si può chiedere a tutti di documentarsi su dati e contesto per risalire alle sue cause strutturali, si auspica che chi presiede un'organizzazione così importante e così avvezza a operare sulle macerie dei fallimenti politici lo sappia fare, lo faccia con urgenza. Metterebbe il suo seguito e la sua autorità al servizio non solo di chi subisce la guerra all'estero, ma anche di chi auspica in patria le condizioni della pace.



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Daniele 29 maggio, 2017 16:18

Buondì Pedante,

Mi scusi se abuso di questo spazio ma mi preme chiederle una cosa.Bastano due righe in risposta.

Non conosco la causa del suo blocco sull'accont Acheropita.L'ho da poco aperto con l'intenzione di fare qualcosa di diverso.

Visti i pregressi mi chiedo se ha considerato blasfemo l'avatar abbinato all'immagine di coma profondo.Se è così mi spiace e rimango dell'opinione che per risvegliare i cittadini italiani dal sonno profondo in cui sono ci vuole un vero miracolo,dopo decine d'anni di manipolazione mediatica.E infatti non colpevolizzo chi si fionda davanti al televisore da mattina a sera ma a coloro che abusano del loro potere.

Non la pensiamo nello stesso su tante cose ma arrivare al blocco,da lei sempre negato,e senza nessuna spiegazione mi ha sorpreso non poco.

Ribadisco,mi spiace,ma almeno saper il motivo.

Sono anche disposto a cambiarla l'immgine avatar ma me lo faccia sapere.

Spero in una risposta e la saluto...

Tante buone cose a lei e famiglia.

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Il Pedante 30 maggio, 2017 12:26

Blocco molta gente che mi segue con pochi follower. Mi riporti esattamente il Suo nick.

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Gius&pp& 23 maggio, 2017 22:02

Mai venuto in mente che queste organizzazione erano

gia' in programma quando gli stati nazione dovevano

cessare d'esistere?

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ati-leong 19 maggio, 2017 23:40

Riassumere in una battuta la problematica del rapporto migrazioni vs confini nel corso della storia, ma anche le poche righe che un commento in un blog il nostro tempo disponibile e la pazienza del lettore e dell’ospite del blog consentono ci espongono ad aprossimazioni che possono venir variamente interpretate, specie se non abbiamo la straordinaria capacitá espressiva e di sintesi di un Signor “Il Pedante”.

Volendo allora prenderla alla larga-larga potremmo pure dire che sí, che la Signora Cecilia ha in un certo senso ragione : circa un centomila anni fa ( piú o meno ) i nostri antenati risulta secondo le fonti archeologiche e genetiche piú accreditate abitassero tutti in Africa e che da lí, via medio-oriente ( in quei tempi remoti pare non ci fossero scafisti ) si siano sparsi a popolare tutto il globo.

Correnti migratorie ce ne sono sempre state da allora in un modo o nell’altro:

enorme tanto per fare un esempio quella che ha interessato negli ultimi secoli il continente americano che ne é risultato completamente stravolto socio-culturalmente.

quello che peró a mio avviso ci deve interessare é il “come” : i tempi e i modi con i quali queste migrazioni si svolgono, le caratteristiche dei territori che vengono a esserne interessati e le consequenze sulla qualitá della vita delle persone ( autocnoni, ma pure migranti ).

Questo e quello che studia la Storia e che ci fornisce la visione che abbiamo del nostro passato: ma questa visiona puó cambiare con il tempo, frutto non solo delle scoperte che l’investigazione storica ma anche del cambiare dei punti di vista, dei pregiudizi culturali e naturalmente delle eventuali strumentalizzazioni che della storia si vogliono fare.

Negli ultimi decenni si é per esempio data una versione sempre piú rosea e “positiva” della fine della civiltá classica e dell’ Impero Romano d’Occidente come una quasi pacifica installazione di popolazioni germaniche nell’ Europa occidentale condita di violenze tutto sommato episodiche.

Questa visione, che passa oggigiorno in una certa misura pure nei libri di testo scolastici dei paesi che queste “migrazioni” subirono, mi ha sempre disorientato scontrandosi con quella “apocalittico-catastrofica” che avevo imparato da fanciullo.

Al netto di saccheggi e guerre che possiamo pure sforzarci ( a distanza di secoli ) di considerare “dolorose contingenze” di una evoluzione tutto sommato positiva, sbatto peró alla fine il naso contro fatti che urtano la mia sensibilitá di molle uomo occidentale dei giorni nostri: se la qualitá della vita la valutiamo anche in base gli agi materiali di cui disponiamo, seppur magari apparentemente banali, vorrei ricordare che ad esempio un re di epoca carolingia mangiava con stoviglie di peggior qualitá di un qualunque contadino appena appena abbiente dei tempi di Roma ( Bryan Ward-Perkins ci illustra questi fatti in un saggio divulgativo piuttosto semplice anche per non amanti della storia “la caduta di Roma e la fine della civiltá” ).

Se consideriamo la qualitá della vita in base ai servizi igienici, alla qualitá delle comunicazioni ( strade, poste ...) , ai servizi di salute, educazione etc...probabilmente solo nel XIXº secolo si sono raggiunti livelli chiaramente superiori a quelli del tempo di Roma: come si fa a dare una valutazione positiva delle invasioni barbariche ?

Fa meditare, non solo me, ma pure studiosi come Alessandro Barbero ( 9 agosto 378, il giorno dei barbari ) sia stata una “crisi di profughi” gestita male e pelosamente a segnare in un certo senso l’inizio della fine dell’ Impero e del “lifestyle” che lo contraddistingueva.

Il diritto a godere delle risorse di un territorio in pace e sicurezza deve necessariamente essere prioritariamente privilegio degli autoctoni. Secondo i modi che questi ritengono opportuni.

Non credo che questo principio possa essere messo in discussione, benché sia regolarmente violato dal cosidetto “diritto del piú forte” che peró, come ci insegna JJ Rosseau, diritto non é essendo la forza una energia fisica al quale il diritto nulla puó aggiungere o togliere.

Ma nella fattispece questi invasori moderni a guardarli bene, potranno anche non esserci simpatici, ma sono essenzialmente una massa di sfigati perlopiú completamente disarmati ( al netto delle possibili infitrazioni terroristiche ).

Un ammasso disomogeneo di genti privo di qualunque forma politica aggregante che si affolla alle nostre frontiere in cerca di una vita un poco piú agiata.

Il nostro tipo di vita. Tolto qualche caso era quello che perlopiú volevano pure i germani che vivevano oltre il Limes Romano. Tranne poi finire come sappiamo e ho scritto sopra.

Fatte le debite (enormi ) differenze sono in moto meccanismi per certi versi simili che vedono queste masse migratorie complici involontarie dello smantellamento di quel “welfare” che lasciando la loro terra cercano. Questo é quello che molti giá dicono e mi vedono d’accordo.

Sono complici di gruppi in seno alle nostre stesse societá che mi sembrano al contrario ben piú consapevoli delle dinamiche in atto e come tali piú colpevoli e degni di riprovazione: il vero nemico. Che gioca peraltro a metterci gli uni contro gli altri.

Ripeto comunque per chi non lo intendesse : questo non vuol dire che approvi il “lasciar fare” con cui é gestito questo fenomeno. Catalogo l’atteggiamento dell’ “accoglienza totale” come ingenua o pelosa in un contesto disumano e intollerabile come questo ( barche stracariche di gente in mezzo al mare, migliaia di morti e qualcuno che li incoraggia pure andandoli a prendere appena al largo della Libia...insomma....lo voglia o no, chi aiuta pur con tutta la buona fede queste persone a transitare in Europa é complice di questo criminale traffico Sahara-Siciliano )

Ringrazio quindi il signor @The Max per la risposta i cui argomenti e modi condivido in toto seppur continui lamentabilmente a sentire un certo fastidio di fronte ai toni del Signor @roberto che trovo lamentosi e poco costruttivi, incapaci di andare oltre gli aspetti piú superficiali della questione e finendo per “stereotipare negativamente” un gruppo di umani ( gli africani subsahariani ) che di stereotipi negativi hanno sofferto in modo drammatico negli ultimi secoli.

Forse peggio degli stessi figli di Israele ai quali per lo meno non mi sembra sia mai stata tolta una cosa importantissima: l’autostima.

Mi creda. Convivo con moltissimi africani ( nessuno peró che abbia fatto travesate mediterranee ) e quello che gli manca é nei piú l’ autostima. I piú grandi razzisti contro se stessi sono loro.

Le rovinose sconfitte subite, lo stravolgimento e l’umiliazione delle culture ancestrali completamente incapaci di adeguarsi alla “modernitá occidentale” fanno di costoro gli sventurati abitanti dei margini piú abbietti della medesima. I tempi e i modi di se e come usciranno da questa impasse il ignoro, non so il futuro. Mi limito a risparmiargli il mio astio.

E a pensare qualche volta al celebre incipit del “manifesto del partito comunista”.

Rispondi

Alberto Bo 21 maggio, 2017 20:18

Gentile @ati-leong,

no, Cecilia Strada non ha per niente ragione.

Non ha ragione a sostenere che ciò che è nella natura umana (o, meglio, nella storia dell'umanità da sempre) sia inevitabile e quindi accettabile, anche perché così facendo contraddice se stessa. Basterebbe farle notare che anche la guerra inizia nella preistoria e che proprio l'organizzazione che presiede è, meritoriamente, in prima fila nel condannare simile manifestazione della natura umana.

Non ha ragione a portare il dibattito sull'immigrazione su un piano così astratto, direi quasi filosofico, perché si tratta di un tentativo sostanzialmente truffaldino, ancorché maldestro, di eludere le vere questioni sul tappeto.

Rispondi

ati-leong 16 gennaio, 2018 19:55

Gentile @Alberto Bo,

capisco sia difficile leggere tutto il mio lungo intervento, ma se proprio mi deve pubblicamente contraddire ( o supporre di farlo ) , le sarei grato si prendesse questa briga. Perché alla Signora Strada in veritá non sto dando ragione per niente. Ma doveva andare avanti qualche righetta....

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mustafa 19 maggio, 2017 08:33

Cecilia dovrebbe essere la prima ad indignarsi contro le cause dell'emigrazione. L'emigrazione è malessere di chi parte e di chi accoglie. Invece ne sembra entusiasta. Chi ci guadagna con l'emergenza? Ho detto tutto.

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Bombadillo 18 maggio, 2017 22:32

....ero in debito di una seconda parte. Eccola.

Io credo che bisognerebbe ragionare sul concetto di confine, di limite, che comicamente, secondo la fonte citata dal nostro Ospite, nascerebbe con lo stato nazionale.

Si tratta, invece, di un concetto, non solo presente nelle civiltà arcaiche , ma, addirittura, metastorico.

Romolo che fonda Roma e, con essa, la civiltà occidentale, traccia un confine, un solco con un aratro, e uccide suo fratello che, oltrepassandolo, violandolo, compie un atto sacrilego.

Il vallo di Adriano. La grande muraglia, e le relative fenditure.

Le genti di Gog e Magog....o di Kova e Vikova (a seconda delle diverse forme tradizionali).

Lo stesso Katechon di San Paolo (il papa, l'imperatore sacro) non è altro che l'impersonificazione del limite, della barriera, colui che trattiene...la venuta dell'anticristo, le genti di Gog e Magog che devono riversarsi nei tempi ultimi.

Insomma, l'ordine contro il caos, la filosofia dell'essere che si contrappone a quella del divenire.

L'impero.

L'Europa come impero romano o, dopo, come res pubblica christianorum.

Lo Stato nazione nasce come forma di decadenza dell'europa cristiana, del sacro romano impero.

Lo Stato nazione è imperialista, e non lo è di meno la UE.

D'altronde, le cose più cattive sono la scimmia, e non la negazione, di quelle buone: appunto come satana è la scimmia di Dio.

Tom

Rispondi

NicolaTE 19 maggio, 2017 20:44

Gentile @Bombadillo,

apprezzo molto i suoi commenti. Posso chiederle in cosa ritiene diverso l'imperialismo degli Stati Nazione diversi da quello dell'Unione Europea?

Rispondi

Bombadillo 20 maggio, 2017 23:14

Caro NicolaTE,

ti ringrazio dell'apprezzamento.

Principalmente, bisogna distinguere il progetto imperiale, dalla sua scimmia, cioè da quello imperialista.

Mi pare evidente che, in entrambi i casi, in comune c'è una volontà di potenza, di espansione, ma, nel primo, si vuole espandere una civiltà, nel secondo si vuole espandere solo i propri possedimenti, per avere più territori e popolazioni da depredare. Perché l'imperialismo è così: predatorio: toglie risorse ai popoli conquistati, senza dar loro nulla in cambio.

Se poi pensiamo alla differenza tra l'imperialismo colonialista dei moderni Stati nazione e quello UE, mi pare evidente. Il primo si è basato sulla forza militare, il secondo si è basato -e ancora si basa- sull'inganno, sulla finta cooperazione, sulla finta pace, e sulla corruzione delle classi dirigenti dei paesi depredati. E' un colonialismo economico. La UE era un progetto imperialista, in teoria franco-tedesco, che si è trasformato in un incubo imperialista tedesco. Siamo passati dal colonialismo/imperialismo guerrafondaio a quello pacifista. Solo che, ancora una volta, essere pacifisti altro non è che essere la scimmia di chi è pacifico.

L'impero è pacifico, aspira alla pace, se pur necessità della forza per ottenerla e conservarla:

si vis pacem, para bellum!

Per quanto riguarda l'Europa, io non condivido la tesi del Pedante, e di altri, per cui dovrebbe essere per forza questa europa oppure non essere. Io rimango europeista, e continuo a ritenere gli stati nazione come una forma di decadenza. La circostanza che le social democrazie siano esiste solo negli stati nazione non prova nulla: mica potevano esistere nel medioevo. Solo con la potenza industriale contemporanea è possibile lo stato del benessere diffuso, prima vi era davvero un problema di scarsità di risorse, che ora invece è solo artificiale, dato che, essendo la capacità di produzione dei beni esorbitante, per creare la crisi si dovuta artificialmente creare una situazione di rarefazione monetaria (cioè la rarefazione di un bene, la moneta convezionale, moltiplicabile ad libitum, finché supportato da una produzione di beni adeguata).

Una social democrazia del benessere sarebbe possibile anche in una Europa unita, e unita, né più né meno di ora, ma unita in modo diverso. Penso ad una confederazione di Stati, eventualmente con moneta comune, ma non certo unica, e, soprattutto, con una politica estera (autonoma da quella USA) ed un esercito comune. In genere, un'Europa tanto elastica e diversificata al suo interno, quanto monolitica e rigida nell'approcciarsi all'esterno.

Solo che, in una Europa del genere, non c'è spazio per la Germania. Non c'è niente da fare. La crisi dell'Europa, delle due forme di Europa unita (davvero, mica come oggi) che abbiamo avuto fino ad ora è sempre venuta da oltre reno. L'Europa o è romana o non è. La mitteleuropa non esiste o, comunque, non esiste più della padania.

Tom Bombadill - Tom Bombadillo

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Bombadillo 17 maggio, 2017 16:33

Carissimi,

vorrei aggiungere due elementi a questo bel post del nostro ospite.

La prima riguarda la UE -il cui bilancio è cresciuto di due terzi nel decennio 2001 - 2011-, con speciale riferimento alla questione delle c.d. risorse proprie (che, in effetti, sono risorse che provengono dagli Stati membri, quindi l'aggettivo proprie è....improprio!). Ebbene, le due fonti principali di tali risorse "proprie" sono i prelievi sul reddito nazionale lordo e sull'IVA. Per quanto riguarda il RNL il prelievo è percentuale fisso (insomma è come se si avesse, a livello di IRPEF, un solo scaglione: alla faccia della progressività costituzionalmente sancita, non solo in Italia). L'IVA, poi, si sa e regressiva. E il bello è che gli Stati più ricchi hanno una riduzione sul suo prelievo (Germania, Paesi Bassi, Svezia), basta che siano nordici. La Germania, poi -questo non riesco più a ritrovarlo a livello di fonte, ma ricordo essere così-, aveva avuto degli sconti quando era un paese in difficoltà economica e li ha mantenuti ora che è quello economicamente più forte, nonché il principale beneficiario, a discapito degli altri, delle politiche economiche europee.

Insomma, anche se i soldi per l'accoglienza venissero dalla UE -e, come abbiamo visto, così non è- sarebbero comunque soldi dell'Italia, che della UE è contributore netto. Ma non solo la UE è regressiva, fa pagare proporzionalmente di più ai più poveri (la Germania paga di più di "tasse" UE dell'Italia ma proporzionalmente meno). Il gran ciambellano delle risorse proprie UE sapete chi è....ma il nostro Monti: che vi credevate che stesse ai giardinetti e leggere il giornale e giocare a bocce?

Ovviamente, l'idea è di aumentare ancora le risorse proprie. Ce lo disse, l'anno scorso, in un convegno barese. una professoressa di tributario spagnola che lavora in quel settore. La sua propostona: raddoppiare il prelievo IVA! E notare che il principio di progressività c'è anche nella costituzione Spagnola, tanto che volevo farle la domanda a fine convegno ma, come spesso accade, non seguì il dibattito per ragioni di tempo.

La seconda cosa ve la scrivo dopo, ché ho promesso a mia figlia che avrei seguito la sua lezione di piano, e ha appena citofonato la maestra.

Ciao.

Tom

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ws 14 maggio, 2017 22:00

Ottimo come sempre ma sostanzialmente inutile, nessuna ONG è in "buonafede" come dimostrano i sofismi di Strada II.

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Ippolito Grimadi 14 maggio, 2017 20:07

la libera circolazione dei capitali? si giustissimo, , ma vuoi mettere quella incontrollata delle persone?

la sovranità monetaria? si però se non ci fossero tutti sti immigrati magari...le risorse basterebbero.

Stiamo assistendo al capolavoro del capitale che riesce a convincere i poveri che il conflito distibutivo debba essere combattuto contro i miseri.

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roberto 13 maggio, 2017 09:13

Credo si possa dire che l'insofferenza delle popolazioni chiamate a farsi carico dell'accoglienza ai cosiddetti migranti stia crescendo a vista d'occhio. Innanzitutto perché comporta un peggioramento delle abitudini di vita dei cittadini che si trovano a dover convivere con questi arroganti individui, convinti che gli si debba tutto ciò che gli viene in mente di chiedere. E in secondo luogo perché il costo dall'accoglienza si fa più oneroso anno dopo anno.

Per forza di cose la popolazione è sempre meno disposta a sacrificarsi per questa massa di sconosciuti che si è riversata nelle città italiane. Tanto più che, diciamolo, visti da vicino gli africani non sono poi così gradevoli, né amichevoli. Sono protervi, sgraziati e malevoli. In generale non sono molto intelligenti, ma sono furbi. Si atteggiano a vittime, ma se gli si fa notare che sarebbe più ragionevole lottare per darsi una forma di democrazia nei loro paesi, anziché riversarsi in Europa alla ricerca di nuove opportunità a spese degli europei, immediatamente il loro sguardo si fa di ghiaccio e se ne vanno bofonchiando parole incomprensibili. Segno che non sono così ingenui come vogliono far credere, né così innocenti.

Non so quanto tempo ancora dovrà trascorrere prima che si trovi un rimedio a questa assurda situazione, ma di certo siamo in ritardo.

Frattanto gli africani si rendono ogni giorno più insopportabili e fastidiosi, generando nella popolazione una crescente irritazione. Si dice che vengono in Europa in cerca di una vita migliore ma, se si tratta di questo, occorre notare che ci sono anche alcune decine di milioni di europei che la stanno ancora cercando, la vita migliore, e la presenza di allogeni non migliorerà la situazione.

Inoltre, a ormai 60 anni dall'ottenuta indipendenza, sarebbe forse giunto il momento che gli africani si dessero governi in grado di assicurare loro condizioni di vita stabili e dignitose. Non possiamo certo farci carico noi del destino dell'intera Africa che, tra l'altro, conta oltre un miliardo di abitanti e se anche solo ad un 5% venisse in mente di venire a cercare fortuna in Italia dovremmo andarcene noi.

E bisogna anche dire che non tutti sono così ansiosi di mischiarsi ad una marea indistinta di individui provenienti da mezzo mondo e bisognosi di tutto. Già da alcuni anni la presenza degli immigrati costituisce più un elemento di disturbo che di “arricchimento” anche in una tranquilla città di provincia come la mia, e dubito che la situazione migliorerà nell'eventualità di un aumento della loro presenza - negli ultimi sei mesi ci sono già stati due accoltellamenti tra africani; episodi più unici che rari nella mia città, fino a che sono arrivati loro.

Infine, va sottolineato, senza andare troppo indietro nel tempo, che da 6/7 anni l'Italia è investita da sconvolgenti fenomeni naturali: terremoti, alluvioni, trombe d'aria, frane, crolli e smottamenti che causano morti e feriti, devastano settori produttivi di eccellenza e peggiorano le condizioni di vita delle popolazioni interessate da tali fenomeni. Vien quindi da domandarsi a quale titolo e in base a quale diritto questa massa di pretenziosi sconosciuti chiedano agli italiani - che di problemi ne hanno sin troppi – di risolvere i loro.

È evidente che non potremo continuare ad “accogliere” tutti questi “rifugiati”, quindi o se ne vanno di loro iniziativa, o ben presto si dovrà prendere in considerazione un “Piano B”: rimpatriare quelli presenti sul territorio italiano e respingere chi vuole sbarcare in Italia.

roberto r

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Ippolito Grimaldi 13 maggio, 2017 11:56

Sintomo o malattia?

Rispondi

ati-leong 16 maggio, 2017 00:10

Gentile @roberto,

Mi rincresce constatare che,

forse a causa dell'argomento trattato ( peraltro sempre impeccabilmente dal nostro ospite )

anche in un blog come questo, in cui il livello medio dei commenti mi induce a rimanermene zitto e spesso ammirato spettatore appaiano commenti del suo spessore culturale.

Entrando rapidamente nel merito: il deprimente ritratto del migrante transmediterranico potrá con certezza corrispondere al carattere di alcuni e forse anche molti dei suoi protagonisti ma la sommaria generalizzazione, le ( mi permetta di dirlo ) superficiali considerazioni sul processo di decolonizzazione fanno si che mi facciano considerare il suo autore in un rappresentante e neanche particolarmente brillante del razzismo ai nostri giorni.

Concordo che in questa vaga migratoria ci sia qualcosa che assolutamente non va bene.

Ho l'impressione di non capire esattamente quali siano nel loro complesso tutte dinamiche sottostanti

ma riassumenre questo fenomeno come la allegra passeggiata di arroganti vitelloni subsahariani mi costa davvero fatica.

Anche perché ci rischiano la pelle.

Banalizzazioni come quella della signora Strada ( piú gravi dato il ruolo che riveste ) e come la Sue, signor Roberto non solo non servono a niente

ma sono distruttive e nocive in un contesto giá abbastanza confuso e inquinato da propagande e contropropagande mediatiche.

A leggere quello che ha scritto mi chiedo se abbia inteso davvero questa riflessione del signor Il Pedande.

O forse sono io che non ci ho capito niente

Cordialmente

Rispondi

The Max 18 maggio, 2017 16:43

Gentile @ati-leong,

personalmente nel commento di @roberto gli unici punti in cui si potrebbe discutere è la reale possibilità di queste persone di pretendere e ottenere dei governi che possano dare loro dignità, lavoro e sicurezza.

Gli stati africani, pur essendo estremamente ricchi di materi prime (alcune delle quali fondamentali per l'elettronica, di cui saranno fatti i robot che, si dice, ci toglieranno il lavoro) hanno anche livelli di disuguaglianza sociale estremamente alti. Questa apparente contraddizione è spiegata dal fatto che i livelli di povertà elevati sono funzionali all'esproprio sostanziale delle loro risorse. E per evitare che i popoli africani prendano troppa coscienza delle loro potenzialità vengono tenuti in uno stato sociale che non permette loro nemmeno di concepire il dotarsi di un governi giusti.

Quindi la corruzione dei loro governanti (a opera di stranieri), il finanziamento di 'ribelli' (distruttivi) armati, lo sfruttamento degli odi etnici e tribali, l'eliminazione di leader sociali, non solo hanno effetti diretti in quanto impediscono sostanzialmente la formazione di gruppi politici o sociali capaci di rivendicare i propri diritti (andando contro gli interessi stranieri), ma anche indiretti in quanto impediscono la diffusione della conoscenza e quindi anche la stessa emersione dell'idea di diritti come il lavoro o una esistenza dignitosa. A questo aggiungiamo l'effetto delle società umanitarie che, ammettendone comunque la buona fede, hanno il difetto di indurre le persone locali a ritenere i servizi sociali provenienti unicamente dall'esterno, veicolati dalla carità, e non come risultato dell'instaurarsi di governi che considerino tali servizi dei diritti irrinunciabili.

Pertanto tali individui, vivendo in una società come quella descritta, assumono un comportamento che non è molto diverso da quanto descritto da Roberto: persone che conoscono solo la legge del più forte, applicheranno solo quella, persone che ricevono aiuti solo dall'esterno si aspettano di riceverle solo da quella direzione, persone che per sopravvivere devono farsi furbi, faranno i furbi. Non basta spostare tali individui in ambienti differenti (almeno apparentemente) per sradicare da loro determinati istinti sviluppati per poter sopravvivere nella loro società. E tali istinti, ormai assopiti (per fortuna?) qui da noi sfociano inevitabilmente in conflitti sociali.

Inoltre, a dispetto delle teorie di tendenza naturale a migrare, se tanti individui simili culturalmente e socialmente si ritrovano in uno luogo geografico differente, tenderanno comunque a replicare la propria cultura e società in quel luogo (come se non avessero migrato) raggiungendo una massa critica per la quale risulta più efficace imporre il proprio modo di vivere invece di adattarsi a quello della popolazione locale.

Non è questione di razzismo o pregiudizio, ma di stato di fatto a cui un buon governante dovrebbe tenere conto e quindi, per tutelare i propri governati (teoricamente sotto loro mandato) limitare e controllare l'afflusso di invidui stranieri.

PS: faccio notare che quanto fatto in Africa si sta ripetendo in Europa in forme differenti, ma sostanzialmente molto simili.

PPS: ho usato il termine migrare nelle sue declinazioni per conformarmi al pensiero unico, pur ritenendolo denigrante per essere umani.

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roberto 18 maggio, 2017 19:22

Cortese ati-leong (16 maggio, 2017 00:10),

non credo che lei non abbia capito niente, probabilmente abbiamo una diversa percezione del fenomeno migratorio.

Nel volgere di pochi anni la presenza di stranieri regolari in Italia è raddoppiata: da 2,5 mln del 2007, si è passati a circa 5,5 mln nel 2015, ovvero circa il 9% della popolazione – quanto gli abitanti del Veneto. A questi bisogna aggiungere circa mezzo milione di irregolari. Che poi sono quelli che negli ultimi due-tre anni hanno reso invivibili interi quartieri di città come Roma, Milano, Torino, Bologna, Ferrara, e decine di altre.

Consentirà che risulti difficile, così, di punto in bianco, trovare desiderabile la convivenza con individui provenienti da paesi con un tasso tra i 10 e i 30 omicidi per ogni 100.000 abitanti, mentre l'Italia si attesta alla metà della media europea, ossia 0,9.

Se il governo italiano consentirà alle varie ong di continuare a sbarcare migliaia di cosiddetti “migranti” al giorno sulle coste italiane, supereremo ben presto la soglia critica del 10%, oltre la quale la presenza di immigrati è fonte di gravi tensioni sociali, anziché di “arricchimento”, come già accade nelle zone ad alta densità di immigrati in Svezia, Gran Bretagna, Francia, Germania, ecc.; su internet se ne parla da qualche anno.

Gli unici che si “arricchiscono” in questo frangente sono le ong, le tante coop “filantropiche” sorte come funghi, e le organizzazioni criminali che gestiscono l'“accoglienza” dei cosiddetti profughi, come pare emergere dalle inchieste di alcune procure.

Per ciò che concerne il “razzismo”, la rimando a questo articolo:

http://www.ilprimatonazionale.it/cronaca/noi-spalanchiamo-le-porte-agli-africani-ma-a-casa-loro-dicono-prima-i-nostri-58949/

in cui si fa cenno alle rigide normative relative al controllo dell'immigrazione vigenti in Sudafrica, la “nazione arcobaleno”, paese dove gli immigrati irregolari che entrano senza avere i requisiti richiesti dalle norme di cui sopra, spesso e volentieri vengono respinti a colpi di machete.

Cordiali saluti.

roberto r

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BomberPruzzo 18 maggio, 2017 23:24

Gentile @The Max,

sono d'accordo con lei e scrivo solo per integrare il suo commento dicendo che tutte le manovre occidentali volte allo sfruttamento delle risorse africane e delle sue popolazioni trovano però terreno fertile nel carattere sociale stesso dei popoli indigeni. Carattere dispotico e per lo più spiccatamente individualista. Il loro intendere gli aiuti dovuti alla carità non nasce dall'azione delle società umanitarie che casomai accentuano il problema all'ennesima potenza ma dal retaggio tribale e dispotico delle loro società nelle quali la sopravvivenza ed il relativo benessere era ed è legato quasi unicamente alla "fedeltà" nei confronti del capo ed alla sua benevolenza.

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gengiss 11 maggio, 2017 13:47

Quei 3,8 miliardi si potrebbero donare come aiuti ai Paesi in via si sviluppo, incentivando le economie locali anziché l'emigrazione forzata. La percentuale del Pil che i Paesi occidentali dedicano a questo scopo è ancora esigua, e in diminuzione credo.

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Il Pedante 12 maggio, 2017 17:57

Confermo, i fondi per la cooperazione sono in costante diminuzione, la cosa triste è che qualcuno (veda Google) sostiene che tanto sono compensati dalle rimesse estere di chi qui trova un lavoro.

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Roxgiuse 12 maggio, 2017 23:36

Gentile @Il Pedante, allora senza spostare frotte di persone che attraversano il mondo per riuscire finalmente a consumare quello che producono a pochi km da casa, si potrebbe fare come ipotizzavano alcuni economisti dopo il 1971, anno in cui Nixon decretò l'inconvertibilita in oro del USD. Usare per il commercio internazionale un paniere formato dalle monete dei paesi in difficoltà, in modo da ottenere l'effetto USA: emettere cambiali che non andranno mai all'incasso. Quello sarebbe un vero grande aiuto che costerebbe relativamente poco ai paesi ricchi.

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Il Pedante 13 maggio, 2017 11:41

Confesso di non conoscere proposta, ha qualche link di approfondimento?

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Roxgiuse 13 maggio, 2017 12:35

Gentile @Il Pedante, purtroppo fa parte di un'era libera, i docenti non erano ancora schiavi delle "curve" neoclassica, ma legata alla carta. Però guardando la struttura dei Diritti Speciali di Prelievo viene spontaneo chiedersi perché siano composti dalle valute più apprezzate, acuendo così un problema per i paesi sottosviluppati, il tasso di cambio tra merci esportate ed importate. Un paese sottosviluppato esporta materie prime o comunque a bassa composizione di capitale ed ha esigenze di importare beni capitali, più complessi e a minor intensità di lavoro. Le prime sono ovviamente soggette a maggior concorrenza dei secondi, costituenti un oligopolio naturale (competenze, infrastrutture,etc ). Ecco così che il saggio di scambio tra esportazioni ed importazioni tende a diminuire costantemente, impedendo ai paesi sottosviluppati di approvvigionarsi di merci capitali e vanificando gli aiuti internazionali (è stato calcolato che tutti gli aiuti non valgono una variazione del 3% del saggio di scambio). Se al posto del USD o dei DSP si usassero le "cambiali africane" per il commercio internazionale, varrebbe tutti gli aiuti del mondo.

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Valentino 09 maggio, 2017 10:50

Riguardo l'affermazione riportata di Gino Strada sulla sporporzione tra le spese militari e quelle sanitarie, mi risulta che in Italia sia poco più dell'1% del PIL quello che lo stato ci fa pagare per la nostra difesa: dalle truppe impiegate per catturare "Igor" agli F-35. 22 miliardi.

Riguardo la spesa sanitaria, lo stato paga circa il 6,5% del PIL nello stesso periodo 2015-2016. 118 miliardi.

Dove sta "l'oscena sproporzione" che io non riesco a vedere?

(http://www.analisidifesa.it/2017/03/litalia-aumenta-le-spse-militari-lo-dice-la-nato/)

(http://www.quotidianosanita.it/governo-e-parlamento/articolo.php?articolo_id=38461)

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Il Pedante 09 maggio, 2017 19:13

Non penso si riferisse all'Italia,

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Valentino 09 maggio, 2017 20:30

Gentile @Il Pedante,

comparando velocementele spese, in questo sito di statistiche, sembra che le affermazioni del Dr. Strada si possano riferire solamente agli Emirati del Golfo, a Cuba o alla Russia.

https://it.actualitix.com/paese/wld/spesa-sanitaria-per-paeses.php

https://it.actualitix.com/paese/wld/spesa-militareper-paeses.php

Una spiegazione alternativa sarebbe supporre che il dr. Strada sia il padre della Dottoressa Strada. E che il politicamente corretto, pur smentito dai fatti, circoli ampiamente in quella famiglia.

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Il Pedante 09 maggio, 2017 23:33

Le faccio però notare che quei valori di spesa sanitaria includono anche la spesa privata, non solo quella governativa. Lei intende questi dati: http://databank.worldbank.org/data/reports.aspx?source=2&series=SH.XPD.PUBL.ZS&country=. Comunque La ringrazio, occorre ragionare sui fatti non sulle impressioni.

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giovanni 08 maggio, 2017 11:12

"Come scienziata sociale, la dott.ssa Strada sa che i conflitti nascono perché gruppi e individui si contendono una risorsa scarsa"

"sa" dovrebbe essere cosi, non può esser dato diversamente quindi se "sa" perchè espone se stessa ad una polemica di cosi infimo livello?

normalmente fa cosi chi "sapendo", ma non potendolo dichiarare apertis verbis, spera nell'ignoranza altrui dei termini della questione e usa un controfuoco altissimo, il più delle volte declinato in motivazioni squisitamente moralistiche.

la cosa certa che ottiene è il consenso di chi è già con lei e il risentimento di chi vorrebbe convincere.

il potere fa cosi ed è stupido.

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Antonio Corti 08 maggio, 2017 07:01

Ottima risposta a Cecilia Strada.

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Ippolito Grimaldi 07 maggio, 2017 23:19

Dubito fortemente che i soldi spesi nell' accoglienza sarebbero stati spesi in altra maniera, più probabilmente non sarebbero stati spesi, evitiamo di cadere nel benaltrismo come degli austeritari qualsiasi.

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a perfect world 07 maggio, 2017 21:15

Biscotti "senza aggiunta di olio di palma", vabbe' li prendo.

Onlus "senza aiuti all'immigrazione illegale", vabbe' la finanzio.

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