Il punto della concentrazione

10 dicembre, 2017 | 24 commenti

In un precedente articolo si introduceva la pseudo-formula della concentrazione. L'idea tautologica di fondo è che all'accrescersi della concentrazione dei capitali e dei poteri di sorveglianza e di intervento decresca il grado di democrazia. Che cioè, in definizione, la democrazia ceda progressivamente terreno all'oligarchia e al totalitarismo:



Se la democrazia si realizza nella disseminazione non solo dei poteri decisionali ma anche del benessere, del risparmio e della proprietà (Cost. art. 47), non può stupire che il suo recente declino si sia accompagnato a innovazioni politiche, giuridiche ed economiche attivamente tese a promuovere un maggior grado di concentrazione. La tendenza riguarda tutti i settori, esprimendosi ad esempio in campo economico come concentrazione dei capitali, già caposaldo dell'analisi marxiana:

Gli esercizi commerciali diventano franchising di catene internazionali, i marchi storici finiscono in pancia alle corporation, le banche si aggregano, gli operatori di servizi e le aziende di Stato arricchiscono il portafoglio dei grandi investitori, le compagini azionarie e le sedi legali migrano da una giurisdizione all’altra – impercettibili al fisco, onnipresenti al consumatore e ai listini di borsa. Il tutto tra il plauso e l’incentivo del legislatore, che immemore del «Too Big to Fail» si vanta di promuovere l’«efficientamento» e le «economie di scala» (La crisi narrata, pag. 41).

Nell'articolo citato, dove si indagava la declinazione informatica del concetto e la collegata ossessione della «dematerializzazione», si ipotizzava che la concentrazione cresca al diminuire della «diffusione dei poteri» o lunghezza della catena decisionale (D) e del «loro costo» (C) e all'aumentare delle persone (Pa) che subiscono il potere p:



A corredo dell'ipotesi si osservava che nella retorica politica e giornalistica più vulgata la concentrazione non appaia come una piaga a cui metter freno per proteggere i diritti della democrazia, ma sia anzi programmatica e auspicata:

L'idea che la disseminazione delle responsabilità e degli ostacoli all'esercizio di un potere garantiscano la sicurezza e i diritti di tutti è... un principio fondante della democrazia, la quale allarga la base dei poteri intrecciando «pesi e contrappesi», organi di vigilanza, collegi giudicanti e legislativi, commissioni, articolate gerarchie di comando ecc. e coinvolgendo periodicamente l'intera cittadinanza nella nomina di chi la amministra. Non è assolutamente un caso che in anni recenti [le] garanzie [del]la diffusione dei poteri decisionali e [de]l loro costo... siano esplicitamente demonizzate dai teorici, commentatori e protagonisti più accreditati e vocali del «riformismo» politico. Né che seguano gli appelli a «tagliare i costi della politica», rimuovere «lacci e lacciuoli», diminuire i parlamentari, sopprimere organi politici come province e Senato, snellire ulteriormente i processi legislativi, «disintermediare» i rapporti di lavoro ecc. Tutto serve a... consegnare più poteri a un numero più ristretto di decisori.

Dopo avere pubblicato la formula, i più pensosi tra i miei lettori mi fecero notare un «baco», che cioè al diminuire del costo C (che io stesso avevo ipotizzato tendente a zero, in un caso teorico) il numero di decisori D sarebbe stato irrilevante persino nel caso in cui DPa.

È però evidente che una pseudo-formula sociale ha un valore strettamente maieutico e non può soddisfare i requisiti di una legge fisica o matematica. Se non altro perché i valori di costo ipotizzati - che includono «costi economici diretti, numero di azioni richieste, difficoltà fisiche e logistiche, eventuali rischi legali ecc.» - sono qualitativi e non puntualmente quantificabili. Su quella linea di critica si sarebbero dovuti rilevare altri e più seri problemi nell'equazione, come ad esempio il fatto che le unità di misura non si elidono nella frazione.

Sebbene tutto ciò non ne infici la funzione esplicativa, mi sono riproposto di correggere la formula con l'aiuto di un consulente più qualificato di me, non tanto per pedanteria ma perché quella matematizzazione si era rivelata utile per indagare le dinamiche e i determinanti di un fenomeno altrimenti sottinteso e sfuggente. Tra le migliorie possibili: uno sviluppo dei costi C che includa la sommatoria della catena degli esecutori E con i relativi costi > 1 (gli esecutori sono anche decisori, possono decidere di non eseguire), o ancora l'inclusione di una variabile di partecipazione ai costi della decisione da parte della platea Pa che la subisce, diventandone così un esecutore indiretto.

L'ultimo aspetto appare urgente se si considera che, come è stato accennato, il trasferimento ai vertici di poteri e sostanze cerca il consenso della base che ne è deprivata, e quasi sempre lo trova. Il costo della concentrazione, specialmente nel suo costituirsi, finisce così per essere in massima parte sostenuto da chi è destinato a subirne gli effetti. Per cogliere i moventi di questa complicità degli spogliati ci soccorrono il titolo e la chiusa di un articolo di Alberto Bagnai pubblicato sul Fatto Quotidiano del 3 gennaio 2017, dove l'intento di istituire un controllo e un potere di censura centralizzati sulla pubblicazione delle «fake news» era giudicato tanto più pericoloso in quanto, tra l'altro, consegnerebbe in futuro uno strumento di oppressione a una destra autoritaria «che incombe minacciosa» nei sondaggi europei. Lo stesso concetto è stato più recentemente rilanciato dalla giornalista Stefania Maurizi su Twitter e, in termini più generali, anche dal sottoscritto.

Ora, un arbitrio non può essere più o meno accettabile a seconda di chi lo commette: se la destra, la sinistra o il centro. Sicché il monito di Bagnai coglie bene l'aporia fondamentale di chi accetta di concentrare sovranità, poteri, diritti e posizioni di vantaggio nelle mani di un soggetto forte di cui oggi si fida, omettendo di considerare la contingenza delle qualità - vere o presunte - che lo renderebbero degno di quella fiducia. Se è teoricamente possibile - ma empiricamente poco plausibile - che una forte concentrazione di poteri produca oggi il massimo beneficio per chi vi è soggetto, nulla garantisce che domani, o in circostanze diverse, il suo abuso non annulli quel beneficio introducendo problemi più seri e più difficili da revocare. La valutazione richiede però uno sguardo programmatico che manca a un pubblico accecato dall'orizzonte breve dell'emergenza, del «fate presto» e del pericolo politico, finanziario, terroristico, sanitario, mediatico, fascista eccetera che incombe, tanto incline a dare carta bianca ai forti e a proiettarvi il proprio bisogno di un «mondo giusto» (Lerner, 1980), quanto spaventato, se non incattivito, dalla presunta inadeguatezza dei deboli nel far fronte alle minacce del momento. Spaventato cioè da se stesso, dal popolo anonimo e diffuso e dalla libertà dei suoi membri. E, quindi, dalla democrazia.

E poiché nulla è nuovo sotto il sole, dall'illusione di un'emergenza perpetua scaturisce l'esigenza di un'altrettanto perpetua legge marziale, la smania di consegnarsi bendati a un Goffredo da Buglione:

Ove un sol non impera, onde i giudíci
pendano poi de' premi e de le pene,
onde sian compartite opre ed uffici,
ivi errante il governo esser conviene.
Deh! fate un corpo sol de' membri amici,
fate un capo che gli altri indrizzi e frene,
date ad un sol lo scettro e la possanza,
e sostenga di re vece e sembianza.

La questione è tutta di metodo, sicché le discussioni di merito servono solo ad annacquarla. Sarebbe profondamente sciocco dilungarsi - come purtroppo accade - sulla maggiore o minore propensione di agenzie nazionali e sovranazionali, banchieri, grandi investitori, multinazionali del farmaco e dell'industria, colossi del web e monopolisti ad abusare degli enormi poteri che stiamo accumulando nelle ristrette consorterie di chi li dirige, sulla loro buona o cattiva fede, su quanto siano galantuomini, sinceri o privi di scrupoli, su quali crimini possano commettere avvalendosi di quei poteri e fin dove siano disposti a spingersi per realizzare un vantaggio privato a scapito di quello generale. Ciò non ha alcuna importanza, è anzi fuffa, dietrologia, gossip. L'unica posizione ragionevole è che quel potenziale non deve neanche esistere e che le libertà e i poteri diffusi, o quel che ne resta, devono essere difesi coi denti perché sia negata la possibilità dell'abuso. Gli eventuali «buoni» saranno i «cattivi» di domani, i decisori di cui ci fidiamo cederanno il posto ad altri decisori, gli azionisti ad altri azionisti, «le sinistre» a «le destre» e viceversa. Se non sappiamo chi e come adopererà le armi che stiamo conferendo in un solo arsenale, abbiamo però una certezza: che non le riavremo più indietro quando ne subiremo i colpi.

***

Quando mio figlio guarda il cartone animato di Robin Hood crede che i cittadini di Nottingham soffrano perché il perfido Giovanni Senzaterra si è insediato sul trono del fratello Riccardo. Ma una volta cresciuto gli racconterò un'altra storia, che il problema era invece il buon Riccardo, il cui regno illuminato aveva illuso i sudditi di potersi fidare del potere in carica. E che, al contrario, fu dalle tensioni insorte tra il dispotico Giovanni e i baroni ribelli che scaturì la Magna Charta con cui si tracciava un limite all'arbitrio assoluto del sovrano: di qualunque sovrano, amico o nemico secondo il metro di ciascuno. Correva l'anno 1215. Otto secoli dopo quegli aristocratici strabilierebbero sentendoci blaterare di «esecutivo forte», «Senato di rappresentanza», «misure drastiche», «governance internazionale», «mercati globali» e investitori che «ci chiedono», «dimensioni per competere», «ricatto delle minoranze», centrali di acquisto, economie di scala, «nanismo delle imprese», big data, digitalizzazione dei processi, armonizzazione delle norme. Riderebbero della nostra nostalgia di un totalitarismo de iure o de facto che ci dovrebbe costringere... al progresso.

Il discorso sulla concentrazione è un caso lampante di ripetizione dell'ovvio. Perché i suoi pericoli sono già tutti nella definizione di democrazia, nell'applicazione dell'aritmetica alle masse di uomini e capitali e nella serie ormai lunga dei suoi fallimenti storici e delle sue promesse mancate. Per quanto sintomo e non causa, la sua ricorrenza in fenomeni all'apparenza molto diversi ne fa uno strumento utile per registrare e comunicare i tanti volti del decadimento economico e sociale e della «rifeudalizzazione» in corso.

Perché in effetti non c'è quasi problema in cui non si affacci un aumento della concentrazione: dal trasferimento delle sovranità nazionali alla Commissione di un superstato continentale solo nominalmente democratico, all'umiliazione dei governi locali ridotti a funzionari, intermediari, esattori; dal trionfo dei gruppi industriali transnazionali che divorano le produzioni locali e dettano le regole del lavoro e del consumo, alle fusioni bancarie con l'abolizione del voto diffuso e cooperativo e la creazione di gruppi facili da vendere, impossibili da controllare; dal progressivo coagulo di monopoli privati nei servizi pubblici alla formazione di fondi finanziari in grado di comprare tutto, anche le politiche degli Stati . E ancora: l'affermazione di una «verità ufficiale» mediante commissioni e algoritmi, il transito di dati pubblici e privati sulle piattaforme digitali di pochi e onnipotenti operatori, la compulsione alla «smaterializzazione» e il conseguente trasferimento di tutte le informazioni, anche sensibili, anche strategiche, anche determinanti per il governo pubblico, nei canali telematici e sui sistemi di una manciata di imprenditori privati, la digitalizzazione coatta dei pagamenti, la sorveglianza telematica globale, il delirio distopico delle «città smart». Fino all'ultima declinazione del concetto, quella con cui si mira a concentrare il potere anche sull'hardware dei nostri corpi: la somministrazione permanente, universale e obbligatoria di farmaci accidentalmente vaccinali e «salvavita» a intere popolazioni, nessuno escluso e per nessun motivo, direttamente nel sistema circolatorio, preparati da un oligopolio mondiale di industrie in miliardi di dosi e sotto gli auspici di un unico organismo sovranazionale.

Di questi, come degli altri suddetti, ci siamo fidati troppo ieri epperò dobbiamo fidarci oggi e anche domani consegnando loro poteri ancora più ampi. Cosa può andare storto?

La concentrazione è infine un fattore intrinseco di instabilità. Anche in regime di perfetta buona fede - qualsiasi cosa voglia dire, cioè nulla - basta un errore per produrre effetti abnormi che si riverberano e si alimentano nella sterminata platea dei soggetti. E poiché gli errori li abbiamo sempre commessi e continueremo a commetterli, la concentrazione non genera colossi Too Big To Fail ma la garanzia di una failure universale senza nicchie di scampo, senza reti di riserva a cui affidare la tenuta del sistema.

Torneremo spesso a occuparcene.




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Michele 01 gennaio, 2018 14:45

Sono colpito. davvero un ottimo articolo.

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Domenico 19 dicembre, 2017 20:56

Un mio amico dice che la democrazia funziona fino a quando hai la concreta probabilità di incontrare al bar un tuo rappresentante eletto e di sputargli in un occhio, dopo è solo fuffa

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roxgiuse 13 dicembre, 2017 17:40

mi sembra che l'errore logico sia al denominatore della frazione. La lunghezza della catena e il costo sono sì inversamente proporzionali ma il costo non è direttamente proporzionale ai soggetti sottoposti al potere. Per cui D è funzione inversa di C ma Pa non è funzione diretta di C.

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Mario 12 dicembre, 2017 07:28

Mi unisco ai complimenti. Ma l'inserimento delle relazioni matematiche, forse per rafforzare l'analisi, la indebolisce.

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roberto 12 dicembre, 2017 00:30

Il sistema di "libero mercato" secondo Hayek era superiore alla "pianificazione" perché le variabili economiche erano così numerose da renderne impossibile la conoscenza e quindi la stessa "pianificazione".

Come infatti se evince da questa citazione:

“Il carattere particolare del problema di un ordine economico razionale è determinato

precisamente dal fatto che la conoscenza delle circostanze di cui ci dobbiamo servire non esiste

mai in forma concentrata o integrata, ma solamente sotto la forma di frammenti sparpagliati di

conoscenza incompleta e, spesso, contraddittoria, che tutti gli individui possiedono separatamente”

Ora l'analisi quasi in tempo reale di una gigantesca mole di dati rende possibile questa "concentrazione" ma allo scopo di costruire di costruire oligopoli sempre più concreti che si evolveranno secondo lo schema di "highlander": alla fine ne rimarrà uno solo.

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Bombadillo 11 dicembre, 2017 23:15

Carissimi,

secondo me, riponete troppo speranze nella formula democratica in senso moderno: senso, per altro, che si contrappone diametralmente a quello classico.

Non a caso, cioè, per gli ateniesi un sistema in cui si votavano i governanti non era (e, infatti, non è) democratico, ma, appunto, oligarchico, mentre l'unico sistema democratico è IL SORTEGGIO.

Solo il sorteggio, e non certo la votazione, conferisce pari possibilità a me, a Berlusconi e ad uno dei tanti maggiordomi -consapevole o inconsapevole, è uguale- della élite transnazionale dei prestatori professionali di denaro, di essere eletto.

Quindi, di cosa ci meravigliamo?... di un sistema strutturalmente oligarchico che tende....all'oligarchia. E a cosa dovrebbe tendere mai?

C'è stata una parentesi felice che è stata dovuta non alla Costituzione o ai "contrappesi" in essa magistralmente previsti, ma all'esistenza del mostro (Unione Sovietica), e, per quanto più direttamente riguarda il nostro Paese, del partito comunista più forte d'occidente. Morto il mostro, che quello sì faceva da contrappeso, si stanno riprendendo tutto quello che, se non ci fosse stato il mostro, non avrebbero mai dato.

Senza un Re che ha interesse a difendere la propria patria e i propri sudditi, e senza il caso speciale della paura di una rivoluzione che lo spazzi via, il capitalismo liberale democratico mostra tutto il suo volto feroce, contro il quale il voto non è certo un valido usbergo.

Francamente, temo che la concentrazione sia un processo purtroppo inevitabile.

Ma sarei felicissimo di essere smentito.

Tom

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Il Pedante 12 dicembre, 2017 15:06

Caro Tom, come sempre apprezzo le tue analisi che spezzano i confini di una discussione in effetti da tempo imperniata sugli automatismi verbali. Ho scritto altrove (ad es. parlando di "bassa democrazia") che il mio concetto di democrazia non è né procedurale né (conseguentemente) feticista. Democratico è per me tutto ciò che soddisfa gli artt. 3, 4 e i Titoli I-III della Costituzione italiana. Il resto, incluso il "voto", è declinazione tecnica. Gli usberghi sono la libertà, il lavoro, il risparmio e la proprietà che rendono liberi i sudditi di opporsi ai decreti del sovrano (eletto o non eletto) e quindi di opporgli una sovranità de facto (cioè, in definizione, la democrazia).

La Costituzione non può ovviamente avere dei meriti storici in sé, ma solo nella misura in cui trova chi la applica. Noto solo en passant che anche la parte procedurale della Carta è messa sotto attacco (v. referendum), sicché concludo che è comunque disfunzionale al grado di rifeudalizzazione a cui si aspira.

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chinacat 12 dicembre, 2017 21:08

Gentile @Il Pedante,

questa frase, a mio avviso, è il punto più importante e sono perfettamente d'accordo:

"La Costituzione non può ovviamente avere dei meriti storici in sé, ma solo nella misura in cui trova chi la applica."

Dopodiché Lei fa giustamente notare che la Costituzione è "sotto attacco" ed in effetti le cose stanno proprio così: sono 20 anni che la prendono a calci. Ed è qui, sempre a mio avviso, il "problema": a chi spetta il compito di difenderla?

Lei sa bene, per citare l'esempio più macroscopico, che l'introduzione nel 2005 del "premio di maggioranza" è una palese ripetizione della Legge Acerbo del novembre 1923 (che permise la nascita "legale" del Regime Fascista)

Come sia finita lo sappiamo ma il problema resta: è possibile introdurre norme che ribaltano il significato stesso della Costituzione NEL SILENZIO PIU' ASSOLUTO.

A parte qualche voce isolata, nessuno ha mosso un dito. Non che mi aspettassi un qualche gesto eclatante ma di certo non mi aspettavo un silenzio di tomba assoluto e quindi meravigliarsi di quel che è avvenuto dopo (la distruzione sistematica della Gens Italica) è abbastanza sciocco.

Ma la domanda è sempre presente: se quelli che dovrebbero applicare le norme costituzionali si mettono a cancellarle, a chi spetta il compito di difenderle?

Chinacat

PS Il referendum che Lei cita avrebbe de facto tolto il diritto di voto per il Senato. Se Le viene in mente qualcosa di peggio che togliere il diritto di voto.... ebbene i principali partiti italiani propongono agli itaiiani di privarsi del diritto di voto e non succede nulla? Kafka era un dilettante.

@ Bombadillo

Luciano Canfora in una spledida conferenza sulla guerra civile ateniese fa notare che c'era comunque una norma che prevedeva la pena di morte per chi proponesse di "abolire" la democrazia ateniese. Non avendo una costituzione scritta era facile da aggirare ma l'idea di fondo è chiara: se attacchi la democrazia sei pericoloso.

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Bombadillo 15 dicembre, 2017 00:35

Caro chinacat,

a parte che la pena di morte mi pare il minimo in un contesto di guerra civile, proprio Canfora ti direbbe che, per un'ateniese, il nostro sistema, basandosi sul voto, sarebbe oligarchico e non democratico, perché la democrazia necessita del sorteggio dei governanti tra tutti i cittadini che godono di diritti politici. Il bello è che, già all'epoca, vi era la questione del governo dei tecnici: quelli che erano a favore dell'oligarchia, cioè, sostenevano che il limite del sistema democratico consisteva nell'incompetenza dei sorteggiati, mentre i votati, in quanto frutto di una selezione, erano maggiore garanzia di competenza tecnica.

Un'altra curiosità è che quando volevano fare la costituzione europea (vi ricordate?), inizialmente avevano fatto una specie di proemio con una frase di Tucidide secondo la quale, cito a memoria, La nostra forma di governo è una democrazia e non una tirannide.....peccato che, volendo tradurre testualmente il termine greco, avrebbero dovuto scrive oligarchia, e non tirannide. Il proemio nelle successive versioni -se non ricordo male, ché ormai è storia antica- scomparve, forse perché gli oligarchi non volevano mettere nero su bianco che la loro non era un'oligarchia, cosa nella quale, evidentemente, non potevano/volevano/dovevano vederci niente di male.

Sarei debitore di una risposta al padrone di casa....ma ho sono così stanco e assonnato...non ci riesco. Diciamo solo che io sto con Socrate (che infatti uccisero, e non certo per eresia sul culto di Apollo) e Platone, che la traduzione di politeia è forma di governo, e non repubblica, e che la forma di governo immaginata non è quella repubblicana....roba che fa impallidire i 7 piccoli indiani della Christie (che in realtà non erano indiani manco per niente)

Buonanotte a tutti e, come scrivevo in un vecchio blog di precari della ricerca, fate sogni a tempo indeterminato.

Tom Bombadill - Tom Bombadillo

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chinacat 15 dicembre, 2017 20:48

Gentile @Bombadillo, grazie per la risposta nel merito. Personalmente trovo molto difficile trasporre nella realtà moderna gli schemi concettuali del mondo antico; sicuramente vanno studiati e capiti ma non credo funzionino in automatico in una società di gran lunga più complessa come la nostra. I problemi sono "gli stessi" ma le soluzioni no, vedi l'idea del sorteggio che può sembrare "democratica" ma in realtà è inapplicabile (non penso che tu vorresti salire in aereo e poi sentirti dire che il pilota lo sorteggiamo tra i passeggeri...)

Quanto alla Costituzione europea, siccome considero gli Stati Uniti d'Europa un progetto demenziale, inapplicabile e pericoloso, lo stesso penso di una eventuale Costituzione Europea.

Nel modello di riferimento che viene somministrato agli italiani (quello U.S.A.) la Costituzione fu scritta così "male" che ci volle una guerra civile devastante e ben 3 emendamenti alla Costituzione (il 13°, 14° e 15°) perché avesse un senso nella realtà concreta. In Europa, occhio e croce, ci stiamo avvicinando ad una bella guerra civile anche senza Costituzione.

Last but not least: se c'è UNA domanda che continuo a porre (Socrate docet) ed è la domanda a cui nessuno sembra saper rispondere: a chi tocca difendere la Costituzione Italiana quando è sotto attacco? A giudicare dai risultati concreti a nessuno e quindi tutti i diritti ivi contenuti possono essere tolti di mezzo senza problemi.

Riferendosi alle leggi speciali introdotte in Germania nel 1933 e che privarono i tedeschi di tutti i diritti scrive Joachim Fest:

"Uno dei più attenti osservatori dell'epoca, di fronte alla serie continuata di schiaffi morali piovuti sul volto della verità e della libertà, e passivamente subiti, di fronte all'eliminazione dei partiti e dell'ordine parlamentare, provava la sempre più precisa sensazione ""che le cose che qui da noi vengono tolte di mezzo in realtà non importassero più molto ai tedeschi d'ambo i sessi"".

(Hitler. Una biografia, p 511)

E' la mia stessa precisa sensazione.

A mio avviso, ogni 40/50 anni serve un bel regime totalitario per rinfrescare la memoria su quanto sono fragili quei diritti. E su quanto sarebbe importate difenderli.

Chinacat

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jimmie 07 gennaio, 2018 07:12

Gentile @Bombadillo,

Completamente d'accordo. il dialoghetto

http://yourdailyshakespeare.com/spectacle-ornaments-marionettes/equalities

espande sull'argomento, peraltro in se' comprensibilissino.

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Luca Pasello 11 dicembre, 2017 18:21

Stimato Pedante,

quale mai contributo potrei dare ad integrazione ed arricchimento di un post siffatto, l'ennesimo?

C'era giusto lo spazio per due puntualizzazioni storiche cui hanno provvidamente pensato altri - né avrei saputo fare di meglio, pur sapendo qualcosa dei governi dogali in quanto... post-serenissimo, diciamo così.

Non freno, tuttavia, l'impulso a ringraziarLa dedicandoLe l'ascolto della Sonata D. 821 di Schubert, quale segno di una consonanza la più profonda.

I Servitori dell'Ovvio, benemeriti, hanno tra gli altri e maggiori il pregio di far sentire meno cretino chi, come me, l'ovvietà prova talvolta a frequentarla ancora.

(Prova).

Grazie.

Luca Pasello

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Alessandro 11 dicembre, 2017 17:07

Gentile Pedante,

ringraziandola per l'articolo, mi permetto di sottolineare che la parte più intrigante mi è parsa l'analisi del problema vista dagli occhi del citato fanciullo rispetto alla figura di Robin Hood: un perfetto esempio di marketing del contenuto per attrarre anche chi non è addentro alla questione, ma si farebbe onvogliare dal citato noto brand...

Mi auguro di rivedere questo approccio anche in prossimi articoli perchè molto istruttivo.

Ancora complimenti.

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Porfirogenito 11 dicembre, 2017 15:45

Al di là dei doverosi complimenti per l'articolo (non vedo l'ora di leggermi il suo libro) intervengo per una piccola nota storica.

Dire che la Magna Charta sia stato il primo esempio nella storia moderna di limitazione al potere di un sovrano è certamente sbagliato.

Non so con certezza quale sia il più antico in assoluto, ma prima della Magna Charta ci fu a Venezia la Promissione Dogale (la più antica di cui abbiamo conoscenza risale al 1192): al momento dell'elezione il Doge era tenuto a prestare un giuramento con cui accettava delle limitazioni all'esercizio del suo potere a favore degli altri organi della Repubblica. Il testo della Promissione cambiava ad ogni nuova elezione di Doge, e ovviamente rifletteva gli equilibri di potere dell'epoca; prima della Promissione, in epoca alto-medievale, il Doge agiva con poteri pressoché assoluti.

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Il Pedante 11 dicembre, 2017 15:51

Ottima puntualizzazione. Intervengo nel testo.

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a perfect world 11 dicembre, 2017 13:21

Centralizzato vs. distribuito e' una discussione senza fine. C'e' una plateale disconnessione fra l'accorata predica riguardo l'efficienza delle decisioni (distribuite, indipendenti) dei singoli atomi economici e l'altrettanto accorato richiamo alla necessita' di coordinamento centrale. E' possibile essere coerenti in un sistema effettivamente distribuito? Certo, basta avere accesso alle informazioni, e cosi' condividere un senso comune che incorpora, non nega, gli interessi individuali, atomici. Nulla di nuovo.

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Il Pedante 11 dicembre, 2017 13:42

Gentile amico, La ringrazio del contributo. Penso di avere scritto in più punti che la questione si ascrive alla "ripetizione dell'ovvio" che dà il motto a questo blog.

Tuttavia l'articolo NON tratta della discussione "centralizzato vs. distribuito". Una centralizzazione gerarchica e caratterizzata da poteri in equilibrio, come ad esempio quella tracciata dalla nostra Costituzione, non comporta concentrazione, anzi la scongiura. La questione riguarda piuttosto l'intensità dei poteri, che non a caso invocano ormai esplicitamente proprio il superamento del centralismo costituzionale.

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Neven Bridge 11 dicembre, 2017 12:53

Concentrazione del potere, sono decadi che l'ho sempre ritenuta responsabile di tutto il male dell'umanità indipendentemente dall'ideologia. E' il male supremo che é possibile avere sia a destra che a sinistra, diversi metodi possono condurre alla stessa distopia.

Credo che di questi tempi, con internet e automazione estrema (persino intellettuale) che fungono da leva eccezzionale per quanto concerne la concetrazione di potere, sia necessario applicare una tassa sui ricavi delle aziende in base alla quota di mercato che esse hanno nel loro relativo settore.

Amazon ad esempio, vendita online, 50% di mercato, incassa 100, 50 via in tasse e con il rimanente dovrebbe pagarci le spese, impossibile.

In pratica non potrebbe mai permettersi di superare il 10% come quota di mercato per restare competitiva.

Magari sarebbe costretta a rinunciare a determinate categorie merceologiche.

Ho preso Amazon come esempio ma ce ne sono una miriade di aziende che ci tengono a regime di oligopolio quando va bene.

Uno degli obiettivi primari di uno stato dovrebbe essere quello di combattere gli oligopoli o monopoli privati.

Se non é possibile avere una multitudine di aziende che competono tra loro trovo sacrosanto, doveroso, nazionalizzare o bloccare totalmente nel caso di azienda straniera sostituendola con una azienda pubblica al 51%.

Non sarà efficiente come Amazon ma ci sono cose peggiori dell'inefficienza, robe come la tirannia, l'abuso di potere e la disuguaglianza alle stelle.

Leggevo ora, su di Amazon:

"Amazon UK Drivers Reportedly Forced To Urinate In Bottles To Hit 200 Packages A Day Quota"

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giovanni b. 11 dicembre, 2017 11:51

Impeccabile. Per orgoglio nazionale e antipatia verso gli albionici, tuttavia, retrodaterei l'avvio delle limitazioni al potere quantomeno all'epoca dell'introduzione dei tribuni della plebe. E possiamo star certi che i nostri gracchi abbiano avuto predecessori mesopotamici e probabilmente cinesi. I tribuni arrivano appena alcuni lustri dopo la nascita della repubblica oligarchica, peraltro: ogni azione (di concentrazione), genera una reazione (di decentramento). Quindi lorsignori non dovrebbero pensare di averla ormai sfangata. Troveranno senz'altro pane per i loro denti. E analisi come quella proposta vanno proprio in questa direzione. Del resto la chiusa del post lo anticipa: la concentrazione genera instabilità. Quindi anche il mondo "smart" e postmodernista sta scavando la sua stessa fossa, così come il capitalismo. Speriamo sul medio termine, però, perché a lungo termine...

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Il Pedante 11 dicembre, 2017 13:47

Gentile @giovanni b., il tema della concentrazione come "tomba del capitalismo" è stato intuito molto lucidamente da Karl Marx. Me ne occupo ne "La crisi narrata", anche come criterio di lettura della "morte della sinistra", nel capitolo intitolato appunto "Katechon vs après moi le socialisme".

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gianni pinelli 11 dicembre, 2017 10:29

“..un pubblico accecato dall'orizzonte breve dell'emergenza, del «fate presto» e del pericolo politico, finanziario, terroristico, sanitario, mediatico, fascista eccetera che incombe, …Spaventato cioè da se stesso, dal popolo anonimo e diffuso e dalla libertà dei suoi membri. E, quindi, dalla democrazia”.

E’ proprio questo il nucleo del problema che stiamo vivendo: la piena e incondizionata volontà delle vittime di collaborare attivamente con i carnefici. Le elite hanno lavorato bene, purtroppo, costruendo nel tempo un sistema mediatico che h 24 veicola ossessivamente i messaggi costitutivi del pensiero unico, ridefinendo i confini della consapevolezza dei cittadini, ridotti ormai a meri replicatori pavloviani dei frammenti di cui si compone tale pensiero. La distruzione di ogni opinione critica è assoluta e senza appello, e, attraverso la retorica del complottismo o, in alternativa, del razzismo/populismo/fascismo, si delegittima agevolmente quanto non sia riconducibile all’apologia del liberismo, della globalizzazione e del +Europa. Ma per un’analisi accurata di questi fenomeni non si può che rimandare alla lettura de “La crisi narrata”.

Resta difficile capire cosa possiamo fare noi, i pochissimi renitenti alla marea dilagante di questo conformismo così necessario alle elite per completare il loro disegno, se non tentare ogni volta con il dialogo e il confronto di portare singole persone a ragionare e comprendere la follia di questo incubo, del quale siamo vittime noi ma lo saranno soprattutto i nostri figli. E, certo, battersi in ogni modo perché la voce di Bagnai, Barra Caracciolo, il Pedante possa continuare ad essere ascoltata, e le censure del Web (minacciate e già in parte attivate), non ci costringano a rivivere le tristi esperienze di chi ascoltava Radio Londra nell’Europa occupata dai nazisti.

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Daniele Bonora 11 dicembre, 2017 09:55

Continuo a leggerla ma uso questo spazio per comunicarle e chiederle di interessarsi,se può,del Rei(Reddito di Inclusione).

Non ho il potere mediatico di sensibilizzare gli utenti,le persone,su questa gravissima legge che della democrazia e della Costituzione se ne batte il belino.

Il ReI è Legge ed è in vigore.Surrettizziamente è l'equivalente delle riforme Hartz tedesche all'italiana.In fondo le passo i link necessari.

A parte il blocco,meritatissimo su twitter (le confesso che ero sbronzo)la mia stima è rimasta intatta nei suoi confronti.

Mi rivolgo a Lei si,non ad altri.Ho provato con Borghi che ha dato ragione alle mie deduzioni ma ha le mani legate sulla linea del partito.

Perchè si parla in continuazione di Reddito di Cittadinanza quando questo non si realizzerà mai,MAI,in quanto già implementato nella legge del ReI.

In pratica sotto la truffaldina lotta alla povertà si nasconde,ma nemmeno tanto bene,l'introduzione di un'assistenza in denaro molto misera a fronte di un vincolo:quello di essere immediatamente disponibile a qualsiasi lavoro.

Io ne ho diritto e ho fatto tutta la prassi burocratica per avviare la domanda.Pur essendo invalido al 75% ho ancora le mie possibilità lavorative anche se delimitate dalla legge 68 sulle capacità residue di lavoro.

E quindi mi è chiaro e lampante a cosa serve questo ReI.

Serve a precarizzare ancor più il lavoro e,peggio ancora,a paghe da miseria,dumping spinto direi,ancor peggio di quelle attuali.

Facile immaginare che le aziende ci si butteranno a capofitto.E non puoi svincolarti dalle proposte che ti faranno pena la perdita del diritto alla carta su cui viene passata mensilmente una quota che varia da 190 a 490 euro a seconda del nucleo familiare.

In cosa è simile ai mini job tedeschi? La legge prevede che il lavoratore sia preso in carico dai centri per l'impiego e da assistenti sociali di zona per la parte familiare.Nei centri per l'impiego ti viene data una lista di società interinali o ONG a cui ti devi obbligatoriamente rivolgere (una) le quali poi ti prenderanno in carico per la parte "lavoro".

La sostanza è tutta qua volendo ben vedere. C'è da dire che si capisce,dalla parte transitoria della legge,come sia facile aggirare,per ora,il vincolo lavorativo ma non è un punto dirimente.Poi aggiusteranno il tiro col tempo e col rodaggio.

Pare non interessi molto caro Pedante. E' vero che concettualmente tutti si sono già espressi sulla questione reddito di cittadinanza e continuano a farlo con Bagnai in testa per la lucidità con cui lo definisce e cioè "riforma Hartz",ma è anche vero che nessuno si è accorto che è GIA' legge. E su questa non se ne parla a sufficienza,secondo me.

Son stati presi d'assalto i patronati,i Comuni perchè invece le persone qualcosa sanno.

Se,ad esempio,domani mi chiamassero per pulire i cessi della stazione per una settimana a 3 € l'ora non potrei rifiutare.La questione italiani prima degli stranieri immigrati è poco rilevante nei termini di questa legge ( D.Lgs. 15 settembre 2017, n. 147 Pubblicato nella Gazz. Uff. 13 ottobre 2017, n. 240)

Ora le passo i link,non vado oltre in quanto so che ha capito benissimo cosa intendo comunicarle e se mi darà attenzione,parlandone almeno su Twitter,è tutta informazione credibile.

La saluto cordialmente

https://www.inps.it/bussola/VisualizzaDoc.aspx?sVirtualURL=/Circolari/Circolare numero 172 del 22-11-2017.htm

A questo link trova la circolare INPS e in fondo ci sono atri tre link che le permettono di scaricare tutto il necessario.Le comunico che la Legge corrisponde al primo link,il secondo ai moduli,il terzo a come eseguire comunicazioni varie.

https://gefo.servizirl.it/ Il GEFO della Regione Lombardia è l'iscrizione che fa il centro per l'impiego che ti rende immediatamente disponibile al lavoro anche al di là del ReI.Quello che mi ha stupito è che non mi hanno chiesto di iscrivermi ma lo hanno fatto di prep al centro per l'impiego.Te lo passano come necessaria tua volontà dichiarata,non come imposizione.In altre regioni la parassi sarà simile.

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Il Pedante 11 dicembre, 2017 11:05

La ringrazio. Ella sa che mi occupai di "reddito di sudditanza" nel 2015 (http://ilpedante.org/post/reddito-di-sudditanza/) per denunciare l'impianto generale di questi provvedimenti. Ora cercherò di capire questa nuova legge, con l'intento di scriverne. Se mi sblocca, provvedo a sbloccarLa, con preghiera di non promuovere altre occasioni di scontro.

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Daniele Bonora 11 dicembre, 2017 11:32

Gentile @Il Pedante,

si,ricordo bene.

Non critico nessuno,glie lo assicuro.Tutti son stati presi in contropiede.

Questo provvedimento riguarda 6.000.000 di ISEE per un equivalente di 20.000.000 di italiani.Un terzo della popolazione.Anche se inizialmente riguarderà 500.000 degli aventi diritto...i disoccupati "meno costosi" (lo scrivo con amarezza).

Ok,provvedo allo sblocco e sinceramente mi scuso ancora.

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