Semantica breve de Glisprechi

12 marzo, 2018 | 56 commenti

Dopo il grande successo elettorale del Movimento 5 Stelle si parlerà molto di sprechi di denaro pubblico. O meglio, se ne parlerà ancora di più, perché di sprechi si è sempre parlato: ne parlano i miei lettori, i parenti, gli amici. Se ne parla, più o meno, nelle segreterie di ogni partito e ai tavoli di ogni bar.

Quando un concetto mette radici ubiquitarie nel discorso pubblico, diventa un concettoide. Rescinde cioè il nesso con gli antefatti che ne giustificano l'uso e si fa semanticamente autoportante. Nel rimandare tacitamente a un sistema condiviso di umori, convincimenti e narrazioni, riposa nella sua apodissi e innesca un processo di sintesi dove, nel dire una cosa, sì è detto tutto. Accanto agli ormai storici destra e sinistra, annoveriamo tra i concettoidi più recenti corruzione, debito, Europa, mercati, mercato (libero), credibilità, scienza, più una fortunata serie di ismi: fascismo, razzismo, populismo, nazionalismo ecc. Se per marcare il primo gruppo di sostantivi ci siamo sovente avvalsi, con altri autori, di grafie univerbali a significarne la ripetitività vuota e rituale (Leuropa, Lascienza ecc.), il secondo si marca da sé nell'uso vulgato ammettendo la forma, altrimenti inaudita, dell'astratto plurale: fascismi, populismi, razzismi ecc.

Il fenomeno, così tipico del pensiero simbolico, produce l'effetto di relegare nell'irrilevanza l'indagine dei fattori contingenti che di volta in volta possono dimostrare, smentire o problematizzare la tesi. Perché il messaggio di un concettoide è sempre anteriore al suo guscio semantico, ricade cioè tutto nel suo postulato. Gli «sprechi di denaro pubblico» (Glisprechi) non fanno eccezione e si giovano anzi di due postulati - semantico e ontologico - che cercheremo nel seguito di sbrogliare (in due puntate).

Postulato semantico

A «gli sprechi» va esteso quanto si è già osservato su questo blog a proposito de «il merito»: entrambi i termini sottendono un giudizio, non un criterio di giudizio. Chi parla di sprechi ha già deciso che una spesa è inutile sicché, collocandosi al di là del dibattito, rende inutile il parlarne, assurdo il farne un programma politico.

Il problema sottaciuto dal concettoide è che, naturalmente, ciascun membro della comunità ha opinioni spesso diverse su ciò che è spreco e ciò che non lo è. Come minimo, uno spreco non è tale per chi ne trae un vantaggio. Persino le «cattedrali nel deserto» danno lavoro a maestranze, ingegneri e fornitori, quando non a politici e funzionari corrotti. E il capriccio dei voli di Stato muove un discreto indotto aeronautico. Sarebbe sì giusto obiettare che in questi casi estremi - ma sempre citati, come se fossero la norma - lo spreco scaturirebbe dalla scarsa utilità dell'opera per la collettività. Ma anche adottando questo criterio, di conformità all'utilità pubblica dichiarata, restano in mezzo le praterie dell'inclinazione politica di ciascuno. Che non sono un residuo ma la prevalenza dei casi: quella in cui si giocano i miliardi.

Ad esempio, per alcuni - tra cui chi anche scrive - gli oltre 85 miliardi di euro versati alla Comunità Europea dal 2000 a oggi, al netto dei contributi ricevuti, sono fuor di dubbio sprecati, sprecatissimi. Per altri si tratterebbe invece di un investimento politico importante, addirittura di «un sogno». Per alcuni - tra cui chi scrive - gli oltre 4 miliardi di euro spesi ogni anno per l'accoglienza dei richiedenti asilo sono sprecati e anzi dannosi, perché alimentano un traffico immigratorio criminale, pericoloso e senza sbocchi. Per altri assolverebbero invece un «dovere umanitario». Per chi scrive saranno sprecati e male indirizzati i soldi pubblici di un «reddito universale» soggetto a condizionalità incompatibili con il diritto umanitario. E lo sono quelli versati direttamente a strutture educative e sanitarie private, o indirettamente a fondi assicurativi privati tramite deduzioni fiscali. Per altri servirebbero invece a promuovere servizi «più efficienti» e «concorrenziali».

In compenso, per alcuni sarebbe uno spreco, e anzi «un pericolo», mantenere piccoli presidi ospedalieri decentrati. Non così per chi scrive, né per le puerpere, gli infartuati e gli incidentati che si trovassero disgraziatamente in quei pressi. Altri, prima di loro, giudicarono uno spreco di soldi pubblici il Corpo Forestale dello Stato. Altri ancora una lunga serie di esami offerti dal SSN.

Dagli esempi citati sembra chiarirsi che gli «sprechi» sottendano spesso un giudizio politico, non economico. E che in quei casi definiamo «sprechi» le politiche che riteniamo inutili e sbagliate, spostando semplicemente il baricentro semantico sul piano strumentale dei soldi spesi per realizzarle. Se inconsapevole, questa licenza retorica è pericolosa perché conferisce alle opinioni e ai bisogni di ciascuno la patente di una necessità oggettivata dal riferimento contabile e dalla presunzione di un criterio etico universale, di uno sfuggente e lirico bene comune. Se in una democrazia si discute delle politiche, marcare le proposte politiche a sé sgradite come «sprechi» serve a escluderle dalla discussione. Il concettoide de «Glisprechi» andrebbe così ad aggiungersi a un già nutrito novero di strategie di sterilizzazione della partecipazione democratica.

Ora, qual è il problema? Il solito: che quando una proposta politica pretende di scaturire da una norma tecnica (tecnocrazia) o scientifica (scientismo), la definizione della norma è monocraticamente imposta dal manovratore in carica. I cittadini comuni chiedono a chi li governa di fare la «lotta» a un'ampia tassonomia di sprechi: opere incompiute, appalti inutili e/o gonfiati, indennità parlamentari, pensionamenti precoci, stipendi a «fannulloni» del pubblico, posti di lavoro ad hoc nei «carrozzoni» di Stato, sussidi «immeritati» ecc. spesso confondendo, peraltro, la spesa «cattiva» con i reati veri e propri, nella già osservata illusione di politicizzare la legalità. Dal canto loro, i manovratori rispondono pronti all'appello, lo colgono anzi al balzo. In che modo? Asservendo il concettoide a sé stessi e sostituendovi le loro definizioni. Sicché nei titoli dei loro giornali leggeremo che a pesare sui conti pubblici sono piuttosto i malati cronici, gli impiegati statali e le pensioni.

È chiaro il meccanismo? I primi stendono un tappeto rosso dialettico ai secondi e offrono loro il movente blindato di politiche nominalmente indirizzate al risparmio. Come dimostreranno i fatti, da lì in poi la strada è tutta in discesa: da lì partiranno le riduzioni dei trasferimenti a tutti i settori, dalla sanità alla sicurezza, dall'istruzione alla giustizia, impunite perché legittimate da Glisprechi che vi si annidano. I cittadini, certo, borbotteranno confusi che non era questo il modo («bisognava ottimizzare la spesa, non ridurla indiscriminatamente!»), ma in cuor loro approveranno il quid, fedeli al copione del questismo. Una volta approntato il contenitore semantico vi si può far entrare di tutto, anche il suo contrario. Si possono ad esempio imputare a esigenze di risparmio i patti di stabilità imposti agli enti dello Stato, i quali, costretti a delegare gli investimenti ai privati, spenderanno più del doppio. Per non sprecare denaro! E si può derubricare a spreco qualsiasi cosa, anche la vita umana, per assicurare la spesa pubblica che più di ogni altra si avvicina all'idea perfetta di esborso improduttivo, parassitario, socialmente inutile e mal distribuito: gli interessi sul debito pubblico.

Scenderanno mai queste travi nell'orizzonte di chi insegue Glisprechi? Temiamo di no. Perché accanto agli sprechi continueranno a esistere Glisprechi, devono anzi esistere per assolvere la loro missione, di tenere chi è suddito alla larga dalle decisioni. E dal bottino.


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Mary 04 maggio, 2018 20:32

Secondo Attali dopo i 65 anni siamo.tutti uno spreco.

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Michele 02 maggio, 2018 16:33

Qualunque concettoide, come Glisprechi, può essere esteso all'infinito.

Tutto è spreco.

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Eva 20 aprile, 2018 11:38

Tra i concettoidi, che rescindono il nesso con gli antefatti che ne giustificano l'uso e si fanno semanticamente autoportanti, le suggerisco il PIL, Lo statosenzafinedilucro e la rendita catastale

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The Max 10 aprile, 2018 12:29

Riflettevo su un fatto.

Si potrebbe definire spreco il non uso, rispetto ad un fine definito, di una risorsa destinata ad esaurirsi nel tempo.

Ad esempio il tempo: se non uso il tempo che ho per i fini che mi sono dato, rappresenterebbe uno spreco perchè non recuperabile.

Ovviamente rimane la questione politica di definire e condividere il fine da perseguire, però il concetto di spreco dipenderebbe non dalla quantità di risorsa utilizzata, ma dal fine, dalla natura intrinseca della risorsa, dalla quantità non utilizzata.

Secondo questa logica, essendo il denaro potenzialmente inesauribile, qualsiasi spesa non fatta che avrebbe permesso di raggiungere un fine politico sarebbe uno spreco.

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Ippolito Grimaldi 23 aprile, 2018 00:21

Gentile @The Max,

quasi una enantiosemia

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Armando 07 aprile, 2018 09:58

"In questi ultimi anni, le immagini spettacolari dei naufragi, dei superstiti e dei sudari dei migranti morti in mare hanno fatto il giro del mondo. Quelle scene agghiaccianti ispirano le opere dei cineasti, dei fotografi, degli artisti figurativi e dei romanzieri di tutto il mondo. Quella violenza inesorabile mobilita volontari, associazioni, i partiti, il clero, e rende incandescenti i dibattiti politici in Europa. Ma sono rare le evocazioni del contesto economico globale di questo fenomeno: quello di un conflitto economico che infuria su tutta la superficie del globo, insito nella natura capitalista dell'economia mondiale. Infatti, dei 300.000 arrivati in Italia fra il 2015 e il 2016, molti, prima di arrivare in Europa, lavoravano in Africa, in particolare sulle superfici agricole del continente. Oggi lavorano in Europa." (Jean-Baptiste Malet, Rosso marcio, pp. 213-4, Edizioni Piemme, 2017.)

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Armando 03 aprile, 2018 10:24

Vado un po' OT, ma forse neanche tanto.

Infatti, vorrei parlare dell'opposto dello spreco, ovvero il pieno, efficiente utilizzo di una risorsa.

Sto infatti leggendo Rosso Marcio, un'inchiesta del giornalista francese Jean-Baptiste Malet sulla filiera globale del pomodoro e dei suoi prodotti derivati.

Circa a metà libro, Malet tocca la questione delle condizioni di vita dei lavoratori cinesi, e non può evitare di imbattersi nel problema dei gulag cinesi, dove i detenuti sono utilizzati come manodopera (è l'unica eccezione prevista dai trattati Wto in tema di standard di lavoro; ovvero puoi rifiutare merci prodotte da detenuti - non per spirito umanitario, sia chiaro, ma perché non percependo un salario il prezzo del prodotto finito non è definito dal mercato.)

Pare che questo problema riguardi in Cina quattro milioni di persone.

"Eppure, - si chiede il giornalista - è strano: oggi in Cina i gulag continuano ad esistere ma non sono l'oggetto di nessuna polemica. Forse perché nel frattempo hanno cambiato fazione? I gulag cinesi, i Laogai, si sono dimostrati perfettamente compatibile con il capitalismo globalizzato: procurano manodopera ai subappaltatori dei fornitori delle grandi multinazionali pronte a tutto pur di ridurre il loro 'Costo del lavoro'."

Magari la ragione è che i gulag sono un bell'esempio di lotta allo spreco.

Per esempio, mi domando, perché offrire a un disoccupato un posto di lavoro purchessia sotto la minaccia del taglio dei sussidi quando si può semplicemente obbligarlo tout court a lavorare?

Faremmo il suo bene e quello della società del suo insieme.

Non limitiamoci alla lotta agli sprechi!

Raggiungiamo la massima frontiera della produzione!

Adesso devo andare, sono arrivate le guardie con il rancio.

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Alessandro S. 29 marzo, 2018 09:48

La trappola mentale più diffusa in Italia. Sarebbe bello poter condividere un post del genere in inglese...

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The Max 22 marzo, 2018 17:29

Un giorno commentai un tw di un noto neoparlamentare.

Disse che riteneva uno spreco una opera compiuta a metù.

Gli chiesi:

"uno spreco aver fatto metà opera, o non aver fatto la metà mancante?"

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Daniele 21 marzo, 2018 19:04

a proposito di sprechi, ecco una ricetta tutta toscana (non è la ribollita) per eliminare gli sprechi della sanità pubblica: l'appalto di interventi chirurgici alle case di cura private.

sì: hai bisogno di una protesi di anca, tu, ultranovantenne, con tre baipass al cuore? vuoi sostituire la tua articolazione in tempi brevi? bene: scegli la (in)sanità toscana; scegli una casa di cura privata, magari senza rianimazione (per abbreviare ancora di più i tempi dell'intervento).

la sanità pubblica è una noia mortale? devi aspettare 22 mesi per un intervento? tu, ultranovantenne, che in fondo non puoi permettertelo per ovvie questioni anagrafiche? nessun problema: scegliendo le strutture convenzionate di (in)sanità toscana ti sostituiamo l'anca in meno di un mese (parola di Rossi Presidente)

la sanità pubblica è un caos? dipendenti sottopagati, ipersfruttati, iperarrabbiati, organici ridotti all'osso, ma che dico: al midollo? scegli una delle nostre case di cura private dove regna la tranquillità, la pazienza, la comprensione, l'empatia (parola di Rossi Presidente)

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ws 23 marzo, 2018 20:21

Gentile @Daniele, comfermo, il piddiotismo (cioè la deriva libberista della ex "nuova classe" comunista) ha reso la sanità toscana uno schifo in rapido deterioramento

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Mario M 21 marzo, 2018 14:46

Il Gioco del Teocono di Silvio Ceccato potrebbe essere il precursore, a livello filosofico, del concettoide a livello politico. Secondo Ceccato, quando l’uomo inizia la riflessione su se stesso, sulla propria natura, trasporta indebitamente il metodo osservativo, utilizzato per mettere in relazione fra loro i fenomeni fisici e psichici, anche al livello mentale che presiede alla formazione delle parole e dei concetti. L’errore di conseguenza sposta la discussione filosofica a uno scontro, a un gioco appunto, dove si cerca di dare valore a una parola o concetto a scapito di un’altra. Nelle prime pagine del gioco Ceccato scrive:

“la sua [del gioco] regola costitutiva si può formu­lare nei due seguenti punti:

a) il giocatore deve concludere il gioco con valori;

b) nessun valore può essere convenuto pri­ma del gioco.”

…..

“Ora il lettore avrà capito come può svolgersi il gioco. Se nel conoscere di cui si parla quotidiana­mente il rapporto fra le due cose avviene fra cose entrambe presenti, attraverso la memoria, nel nuo­vo conoscere, il rapporto si dovrebbe porre fra due cose, delle quali soltanto l’una, quella che raddop­pia, quella interna, cognita, è presente, mentre l’al­tra, quella originaria, quella esterna, incognita, non è presente; ma, così, non essendo effettuabile il con­fronto, ecco che è possibile affermare ogni cosa, sostenendo sia che è, cioè che c’è, sia che è così, sia che non è così, e quindi che non è, cioè che non c’è. Sono pronti i valori con cui concludere il gioco: vince chi presenta le cose che sono, o realtà, o natura, come sono, cioè vere, e perde chi le pre­senta come esse non sono, cioè illusorie e false.

L’abilità del giocatore consiste nel dimostrarlo.”

Verso la fine di una pubblica lettera scritta all’amico Massimo, in cui ripercorre sinteticamente la sua avventura intellettuale, Ceccato scrive:

“Capisci? Poter dire con la stessa convinzione “quello è giallo”, “quello è verde” e “quello è bene”, “quello è male”. Quale Capo di Stato e quale padre di famiglia rinuncerebbe a servirsi di tanto strumento di persuasione? Il moralista, sia in veste politica che religiosa, ha così un forte interesse ad allevare i distributori del conoscere e della limitazione che ne segue, e permette tutto questo. Sul mercato vi è dunque richiesta di filosofia, ed il filosofo può acquistare il suo valore economico.”

Mario M

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Andrea Orlandi 19 marzo, 2018 23:29

Caro Il Pedante,

approfitto di questo spazio perché non saprei come fare altrimenti, e ne approfitto impropriamente

poiché questo messaggio nulla ha a che vedere con il post correlato, me ne scuso.

Dopo un anno di letture, partendo da Bagnai, passando per Giacchè, Barra Caracciolo ed infine per il suo recente libro (acquistato in formato Kindle), mi decido un mese fa ad aprire il mio primo account Twitter, tramite il quale "lurkarvi" meglio ;-)

Forse, da neofita totale del mezzo, ho infranto qualche regola od etichetta, fatto sta che mi accorgo oggi di essere stato bloccato da @EuroMasochismo. Cioè, non ho twittato nulla, cosa posso aver fatto di male?

Chiedo genuinamente, senza altro fine se non capire cosa possa essere successo.

Chiudo con i miei più sinceri complimenti per il suo libro, che ho apprezzato moltissimo non già e non solo per la sostanza, ma anche per la lucidità cristallina (e a tratti divertente!) della sua prosa.

Un cordiale saluto,

Andrea Orlandi

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Il Pedante 20 marzo, 2018 14:59

Mi scriva il Suo nick, provvederò a sbloccarLa.

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Andrea Orlandi 20 marzo, 2018 19:46

Gentile @Il Pedante,

il mio nick Twitter è @eNdhj2029

Grazie

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Marcello 19 marzo, 2018 22:39

Valutare se una spesa è spreco o meno è quindi una valutazione soggettiva? In altre parole, è possibile univocamente valutare (anche solo a posteriori) se una spesa è stata uno spreco o meno?

Rispondi

roxgiuse 20 marzo, 2018 13:43

Gentile @Marcello, si può valutare se una spesa è utile. cioè se ha un rapporto strumentale con qualche altro bene giuridico tutelato, ma alla fine della catena di utilità deve per forza arrivare il giudizio soggettivo. E' utile avere quattro guardie armate a protezione della Gioconda? Sicuramente si. E' utile proteggere la Gioconda? Sicuramente no, la Gioconda è un valore concluso in sè che dipende da una valutazione valoriale soggettiva, non è utile a nulla ma vale di per se stessa. Scusi la banalità dell'esempio ma ne troverà sicuramente Lei molti e molto più attagliati. Si può forse disquisire sull'efficacia di una spesa, ad esempio costruisco un ponte col dichiarato obiettivo di attraversare un fiume e il ponte risulta poi non transitabile, ma lì non siamo più nel campo dello spreco ma dell'imperizia.

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Marcello 23 marzo, 2018 11:46

Gentile @roxgiuse,

quali possono essere le condizioni per liberarsi della soggettività della valutazione dell' utilità di una spesa?

Rispondi

Il Pedante 23 marzo, 2018 11:48

Se consente rispondo io. Qualsiasi valutazione politica oggettiva si chiama tecnocrazia, la sconsiglio.

Rispondi

Marcello 23 marzo, 2018 14:05

Gentile @Il Pedante,

Conosciamo anche la valutazione che fa la politica, ante e post. Mediamente sovrastima l' utilità e sottostima gli effetti negativi (si vedano gli esempi portati nei commenti e migliaia di altri, a piacere di ognuno).

Forse il requisito potrebbe essere: proprietà della moneta (che si vuole spendere) e scarsità della stessa.

In altre parole, se sei proprietario della moneta ma la produci senza difficoltà, continuerai a spenderla senza giudizio?

Rispondi

The Max 23 marzo, 2018 14:33

Gentile @Marcello, tecnicamente (appunto) in una azienda privata quando viene valutato un investimento o un costo si calcola quello che è il suo beneficio atteso. Naturalmente una azienda privata, essendo a fine di lucro, valorizza come beneficio atteso un ritorno economico che o in un certo lasso di tempo (investimento) o in modo continuativo (ad esempio una una assunzione) determina quella particolare iniziativa.

Succede però che anche in una azienda privata, che spesso viene presa come esempio di comparazione per lo Stato, alcune (se non molte) iniziative vengano avviate anche se ci sarà e in ogni caso l'entità del ritorno economico vuoi per mancanza di dati, vuoi per imprescrutabilità del futuro, vuoi perchè non è sia proprio previsto un ritorno economico (ad esempio il costo del giardiniere che cura le piante aziendali).

In questi casi entra in gioco la soggettività dell'imprenditore (o chi per esso) nel valutare se intraprendere o meno una iniziativa il cui ritorno è ignoto.

A maggior ragione uno Stato che non dovrebbe avere fine di lucro e che dovrebbe governare beni che addirittura sarebbe bene non venissero valorizzati economicamente (ad esempio la vita umana) non può stabilire un criterio oggettivo per la definizione di uno spreco, rimane una questione politica.

Una possibile definizione di spreco, da cui forse si potrebbe trarre una logica generale, la diede Keynes, per il quale l'unico vero spreco era la disoccupazione perché la forza lavoro inutilizzata non poteva essere accumulata per poterla usare quando necessario, ma anche in questo caso si parte da considerazioni politiche e soggettive.

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Il Pedante 23 marzo, 2018 15:10

Gentile @Marcello, la scorrettezza dialettica di questi messaggi è che contengono già la risposta in premessa, sono risposte espresse in forma di domanda. Lei ha già deciso che "la politica" "mediamente" spende "senza giudizio". Ma se anche fosse sempre vero (da dimostrare), il problema non è ovviamente risolvibile delegando la spesa o comunque i suoi vincoli a un altro organo decisionale, CIOÈ POLITICO (banche indipendenti, organismi sovranazionali ecc.). Resta sempre POLITICA. La Sua premessa quindi non varia. Se invece obiettasse che la seconda sarebbe una politica migliore (da dimostrare, e per quanto vedo è dimostrato il contrario), allora la variabile non sarebbe evidentemente "la politica" ma la sua bontà. Sulla favola dell'a-politica ho già scritto fin troppo su questo blog, non perdiamoci altro tempo.

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Marcello 23 marzo, 2018 17:04

Gentile @Il Pedante,

Gentile @Il Pedante,

mi sono spiegato scorrettamente. Che la politica sprechi io non ho gli strumenti ne il tempo per dimostrarlo. Notavo che molti commentatori lamentano ciò.

Il privato cittadino quando spende e spreca, invece, può prendersela solo con se stesso, perchè ha valutato male (o affatto) i pro e i contro della spesa.

Quindi la spesa fatta dalla politica non metterà mai tutti d' accordo.

Non propongo soluzioni alternative, di delega della spesa a altri organi, politici o tecnici, perchè io non ne vedo

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Roxgiuse 23 marzo, 2018 22:06

Gentile @Il Pedante, di mio aggiungo solo che solitamente tecnicrazia=plutocrazia. Sarà che i tecnici subiscono il fascino della pecunia?

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Bombadillo 19 marzo, 2018 17:59

Carissimi,

avrei voluto scrive un commento sulla differenza tra sprechi e privilegi odiosi, nel senso costituzionale del termine, ma il tempo è tiranno: magari nei prossimi giorni.

In "sostituzione", vi copio-incollo questo passaggio di un interessante lavoro di un professore di diritto penale tedesco, oggi pubblicato su di un sito italiano specialistico, molto attivo e ricco di contributi (penalecontemporaneo, che poi è il sito creato dal professore di penale -benemerito: il sito è gratuito!!- da ultimo nominato alla Consulta da Mattarella), riguardo la corruzione di élite (Vi è un confine tra corruzione punibile e favoritismo penalmente irrilevante?, si chiede l'Autore nel sottotitolo)

Ecco il passaggio che vi segnalo:

"Il secondo ambito è rappresentato dal favoritismo di assistenza: nell’assegnare funzioni o posti di lavoro favorisco persone alle quali devo un favore o che voglio aiutare a far carriera e ad avere una stabilità economica. Un esempio in questo senso è uno scandalo scoperto pochi mesi fa in Germania: un elevato numero di deputati del parlamento tedesco ha assegnato – con i mezzi a loro disposizione – determinati posti di lavoro alle rispettive mogli o mariti, in prima linea per garantire loro uno stipendio molto alto."

Aspetta! Ma come? Non erano tutti biondi con gli occhi azzurri, duri e puri, e la loro economia andava bene per questo?....mica per il trucchetto dell'euro (perché, in definitiva, di quello si tratta: di aver truccato spudoratamente la competizione con l'Italia e la Francia)? No, è perché loro non hanno gli sprechi....ma se invece -come dimostrato, ove mai ve ne fosse bisogno, pure da quest'ultima notizia- li hanno puro loro, forse qualcosa non torna.

Ciao.

Tom

P.S.: che poi il prof. tedesco dice che i nostri sistemi sono simili. Secondo me sbaglia, perché si riferisce solo al penale sostanziale, mentre mi sembra di ricordare -ma la procedura non è la mia materia, quindi nel comparato potrei ricordare male- che i loro PM non sono come i nostri, ma sono legati all'esecutivo (come avviene, ad es. -sempre se non ricordo male-, pure in Francia), e allora il paragone non regge, perché da noi è proprio l'indipendenza dei PM che meglio fa emergere i casi di corruzione, che invece, nei Paesi in cui quest'indipendenza non c'è, ha una cifra oscura mostruosa.

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Ippolito Grimaldi 16 marzo, 2018 13:14

Esiste anche una accezione positiva ( quando incentivante) del concetto di spreco che consiste nella dolorosa constatazione dell' inutilizzo di un bene per il soddisfacimento degli interessi di alcuno.

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Il Pedante 16 marzo, 2018 14:46

Problema ontologico, ci arriveremo.

Rispondi

Roxgiuse 17 marzo, 2018 13:34

Gentile @Ippolito Grimaldi, la sua affermazione mi suscita qualche dubbio. Non voglio rifarmi alla proposizione "qualsiasi spesa rappresenta il reddito di qualcuno" che chi frequenta goofy ha ormai introiettato, tuttavia nel momento in cui la collettività spende ha già ontologicamente delineato la spesa come utile o degna di essere ascritta come ricchezza prodotta, fossero anche 5 usceri a leggere il giornale o la cattedrale nel deserto, divenendo tale l'opera solo ex post. Sennò lasciamo che a decidere sia il mercato e ricadiamo nella trappola ordoliberista.

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Ippolito Grimaldi 17 marzo, 2018 23:11

Gentile @Roxgiuse, forse la deluderò, ma il concetto di spreco come mancato utilizzo di un bene deperibile piuttosto che come mancato risparmio di risorse finanziarie, mi è tornato in mente leggendo ieri dell' avversione per il sesso di quell' attrice che ha immortalato le sue giovanili fattezze nel personaggio cinematografico di Katniss Everdeen.

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Ippolito Grimaldi 16 marzo, 2018 13:04

Non vorrei scadere nello psicologismo per sfuggire al nichilismo semantico, ma una definizione del concetto di spreco si può trovare nel fastidio o avversione che l' individuo o un gruppo di individui provano nel consumo di un bene, individuale o comune che sia purchè esauribile, attuato per soddisfare gli interessi di altri diversi da se o diversi dalla propria comunità o insieme di individui cui si ritiene di appartenere.

Intendendo per sentimento di appartenenza ad un insieme di individui non solo la propria famiglia, la propria tribù.... la propria etnia, ma anche l' appartenenza ad una classe sociale o categoria lavorativa oppure ancora , che so, ad un associazione di malati di una determinata malattia, o l' appartenenza ad una fede politica o religiosa...

Diciamo che ci troviamo nel campo ideale per i benealtristi di ogni risma.

Rispondi

Mario M 15 marzo, 2018 14:35

@Gianni

Nel settore militare c'è uno spreco nello spreco. La nostra aeronautica militare ha sempre comprato/commissionato gli aerei alla industria nazionale (a parte la parentesi F104, che comunque era in affiancamento al nostrano G91). Ora invece ha deciso di acquistare gli F35 dagli States, spendendo parecchi miliardi e condannando la propria industria a un lavoro di semplice montaggio. Non riesco a spiegarmi questa decisione: se per stupidità o per dispettucci dei militari all'industria.

Esilarante al 40" il ministro Pinotti

https://youtu.be/QQ1iPjGdJ0c

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Il Pedante 15 marzo, 2018 16:40

Vede però che non è uno «spreco», ma la volontà politica di aumentare la nostra dipendenza dall'industria e dalla leadership militare di un paese egemone.

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chinacat 15 marzo, 2018 21:19

Gentile @Il Pedante, se posso aggiungere: Francia e Germania non fanno parte del progetto JSF, da cui deriva il famoso F-35. Non solo ma sembra (è ancora in discussione) che Francia e Germania vogliano costruire insieme il "loro" concorrente" all'F-35, basandosi sul francese Dessault Rafale.

Una precisazione però: questo non vuol dire che Francia e Germania siano libere dall'egemonia statunitense perché tutti i "sistemi d'arma" e le stesse armi sono di produzione statunitense. Quel che rende efficace un aereo da guerra nel 2018 non sono le ali o la fusoliera e nemmeno il motore ma il "know how" informatico che fa, diciamo così, "funzionare insieme" tutte le parti. E quello è tutto Made in USA. Per capirci: se un domani gli USA non ci danno gli aggiornamenti dei software, la differenza tra un F-35 ed una lavatrice è che almeno la lavatrice serve a qualcosa.

Chinacat

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darioq 15 marzo, 2018 11:11

Caro Pedante, tra i concettoidi ti segnalo Laburocrazia:vale a dire quell'Uomo Nero, che ricorre nelle favole dei politici, pronti a spiegare tutti i loro fallimenti con 'è stata la Burocrazia'.

Ne scrive in modo pertinente Luigi Olivieri qui: http://luigioliveri.blogspot.it/2018/03/norcia-italia-cronache-di-un.html

E riabilitiamola questa burocrazia, bestia nera del liBBBerismoselvaggio!

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Il Pedante 15 marzo, 2018 11:24

È già stata ampiamente rivalutata. Dal liBBBerismoselvaggio. Come strumento per mettere fuori gioco i player medio-piccoli e contemporaneamente addebitare allo Stato i fallimenti di detto selvaggismo.

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Giovanni Caverni 15 marzo, 2018 11:09

Grazie infinite per le preziose parole, come sempre.

Mi permetto banalmente di segnalare un refuso:

"Come minimo, uno spreco non è tale per chi ne trae un un vantaggio."

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Guido 14 marzo, 2018 18:35

Gentile Pedante,

mi scuso se faccio uso del blog per una comunicazione personale, ma da qualche giorno mi sono accorto che mi ha bloccato su Twitter.

Penso che la cosa sia dovuta al fatto che non ho follower e che non è possibile risalire in modo semplice alla mia identità. Le assicuro però che sono una persona vera, e che sono un suo lettore, oltre che di Alberto Bagnai.

Mi può sbloccare? Se non vuole farlo la pregherei comunque di comunicarmelo qui sul blog o scrivendomi una mail.

grazie mille

Rispondi

Il Pedante 14 marzo, 2018 20:59

L'ho sbloccata.

Rispondi

Guido 14 marzo, 2018 23:49

Gentile @Il Pedante,

la ringrazio, ci vediamo su Twitter

Rispondi

darioq 04 aprile, 2018 23:57

Gentile @Il Pedante,

sblocchi anche me, che non ho capito che ho fatto di male, ma ti seguo avidamente?

Grazie

D

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Gianni 14 marzo, 2018 10:32

Ci sono sprechi e sprechi, certamente non è giusto considerare sprechi gli investimenti che hanno scopo di migliorare le condizioni di vita della cittadinanza, mentre sono indubbiamente dannosi quei finanziamenti estorti alla cittadinanza per garantire i profitti delle oligarchie, ad esempio gli interessi sul debito.

L'estorsione è resa possibile utilizzando una dialettica della condizione umana tutta incentrata sul racconto economico e dove al centro vengono messi costi e profitti, riducendo sempre più spesso l'essere umano a pura merce di scambio all'interno di tale dialettica, le banke centrali in mano ai privati che agiscono in interesse dei privati e a discapito delle collettività ne sono prova inequivocabile.

L'austerità per le classi meno abbienti è l'inganno utilizzato in quest'ordine di idee per garantire i privilegi delle oligarchie, il danno viene moltiplicato quando la politica diventa alfiere e promotrice di tale inganno, ma non sono solo i 5 stelle a farsi interpreti e sostenitori di tale aberrazione, Berlinguer li aveva preceduti ed i suoi degni successori nonchè eredi del piddì hanno portato il disastro a livelli sublimi.

Vorrei però far notare un tipo di sprechi assai più deleterio e disumano di qualsiasi altro preso in esame, mi riferisco alle enormi spese sostenute dagli stati per garantire profitti al comparto industriale-militare ed ai settori delle risorse minerarie ed energetiche.

Finanziare con la spesa pubblica, come fanno abitualmente gli stati occidentali, guerre finto-umanitarie che devastano intere nazioni e rispettive popolazioni, per dar modo alle multi-nazionali dei settori sopra citati di ottenerne le risorse con il minimo ionvestimento, rientra in una forma di assistenzialismo da parte degli stati che grida allo scandalo ben oltre qualsiasi spesa uno stato possa indirizzare verso la creazione del benesse delle proprie popolazioni.

Questo accade perchè le popolazioni non hanno voce in capitolo, le cosiddette democrazie rappresentative rappresentano oggi solo gli interessi delle corporation, quelle stesse che considerano il lavoro come un costo da ridurre al minimo, andando cioè contro gli interessi che nella realtà del mondo sono maggioritari.

Glisprechi, l'austerità, il debitopubblicobrutto sono quindi grimaldelli che servono a colpevolizzare i lavoratori e le classi meno abbienti e consentire all'esproprio del potere decisionale che finisce ad essere sempre più saldamente nelle mani dei grandi possidenti, aiutati da esperti e tecnici il cui grado di previsione scentifica si rivela nel tempo e nei fatti inferiore persino alle chiromanti e oroscopisti vari.

Promettono più efficienza e più ricchezza mentre producono più corruzione e miseria diffuse.

I risultati sono sotto gli occhi di tutti, come dovrebbero esserlo anche le ingannevoli parole d'ordine utilizzate per conseguire tali scopi, il fatto che queste parole d'ordine vengano utilizzate da chi si proclama difensore delle cause dei cittadini è segno indiscutibile di collusione ed intelligenza col nemico di classe.

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Il Pedante 14 marzo, 2018 10:57

Le spese di guerra avrebbero dovuto essere al primo posto del mio elenco. La ringrazio per l'integrazione.

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Chinacat 13 marzo, 2018 18:20

Mr. Pedante, la prima cosa che hanno sterilizzato in maniera totalitaria è la memoria:

"La nostra città, quando abbia provveduto adeguatamente ai bisogni della guerra, non dovrebbe forse impiegare le sue disponibilità in opere, che si traducano, una volte compiute, in glora eterna, e, mentre si compiono, in benessere concreto? Esse suscitano attività di ogni genere e fanno sorgere le necessità più varie; queste, risvegliando ogni arte, muovendo ogni mano, danno da mangiare coi salari a quasi tutta la città"

(Plutarco, Vita di Pericle, 12, 4)

Chi lo avrebbe mai detto, Pericle era un keynesiano, non c'è ombra di dubbio :)

Dopo, si presentò all'assemblea e riuscì a far approvare un piano di lavori pubblici che avrebbe fatto venire un infarto sia a Draghi che ai "grillini": spesa pubblica a go-go.

La sua e la nostra fortuna è che in quell'assemblea non ci fossero i "grillini" altrimenti lo slogan "casta-corruzione-spesapubblicaimproduttiva" sarebbe stato partorito con 25 secoli di anticipo. Il risultato di quella spesa pubblica è visibile ancora oggi: l'Acropoli di Atene. Se avessero ragionato in termini di "ma così ci sono glisprechi", al posto del Partenone avremmo un centro commerciale ma erano ateniesi, mica "grillini": se la storia è maestra di vita, siamo dei pessimi allievi.

Chinacat

PS

Qualche "grillino" decerebrato c'era anche all'epoca e difatti Fidia fu esiliato da Atene. Con quale accusa? Aver sprecato denato pubblico e soprattutto di essersi "fregato" una parte dell'oro per la costruzione della statua di Atena. Ecco da dove viene il debito pubblico della Grecia, no? :)

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Massimiliano 13 marzo, 2018 12:53

Nel mio piccolo porto un piccolo esempio di come uno "spreco" ne crea uno più grande. Sono un funzionario pubblico (già di per sé un spreco) ed ho notato negli ultimi 15 anni l'enorme distorsione creata dalla volontà di controllare/limitare il numero di dipendenti pubblici (i vari tetti o divieti di assunzione che si sono susseguiti negli anni). Le Amministrazioni hanno comunque bisogno di personale, si "inventano" perciò delle società controllate dall'Ente le quali assumono personale, non più peraltro passando per un concorso pubblico. Non solo, dovendolo giustificare economicamente, essendo risorse acquisite sul "mercato" si dovrà prevedere un ritorno finanziario anche alla società controllata che "presta" il suo personale. Conclusione? Si assumono lo stesso delle persone che non passano più attraverso una selezione pubblica e costano di più, spesso sensibilmente di più.

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Andrea 06 aprile, 2018 05:52

Gentile Pedante,

Seguo da molto ma questo e' il mio primo intervento. Rispondendo a Massimiliano, piu' sopra, volevo non solo confermare quanto detto, ma purtroppo anche portare un esempio piu' inquietante.

Anni fa, alle prese con uno stage da farsi per completare il mio curriculum universitario, accettai un'offerta per un lavoro di 3 mesi (tanto mi serviva per essere "compliant") in una societa' prestante servizi contabili. Con mio stupore, la sede di lavoro era la ASL di una nota citta' del nord. Un'esperienza stupefacente: in estrema sintesi, la ASL non assumeva sufficiente personale amministrativo per dare in outsourcing parte del lavoro contabile a detta societa' privata (che, fondamentalmente, si basava su un paio di kapo' assunti a tempo pieno e, a livello operativo, a uno stuolo di stagisti come me o "bassa manovalanza", se mi si passa il termine).

La cosa non ha chiaramente senso, ne' da un punto di vista economico (un'organizzazione privata che cerca profitto puo' davvero essere piu' efficiente di una pubblica: e non stiamo parlando di chissa' quale valore aggiunto, ma di "bassa" contabilita', se mi si passa il termine), ne' da uno sociale (si rimpiazzano N contratti a tempo indeterminato nel pubblico con X contratti a tempo determinato nel privato). E' abbastanza intuibile, invece, quale sia l'unico interesse garantito (e.g., provvedere ad una rendita a certi azionisti).

E qui sta il tutto. Ma non e' cosa nuova per nessuno che frequenti questo sito, volevo solo portare un'altra testimonianza.

Andrea

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Giovanni 13 marzo, 2018 10:27

Eccellente, come al solito, grazie!

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Fabrice 13 marzo, 2018 09:52

1) A proposito di sprechi pro euro, si dovrebbero segnalare le perdite ingenti su derivati, a fine 2017 circa un totale di 28 miliardi di euro!!

http://www.linkiesta.it/it/article/2017/07/19/derivati-di-stato-paghiamo-8-miliardi-allanno-ma-nessuno-lo-dice/34945/

http://coscienzeinrete.net/economia/item/2899-emorragia-da-derivati-l-intreccio-tesoro-banche-d-affari

2) A proposito di sprechi pro immigrazione selvaggia, si dovrebbe segnalare anche:

La bugia delle “pensioni pagate dagli immigrati”: versano 11 miliardi di contributi ma ne costano 16,6 per welfare e sanità” (http://www.ilgiornale.it/news/politica/altro-che-pagarci-pensioni-immigrati-sono-solo-costo-1316845.html)

P.S. quindi, oltre i 4 miliardi all’anno di cui sopra segnalati nell'ottimo articolo del Pedante, si dovrebbero anche calcolare 5,5 miliardi l’anno di costi netti per welfare e sanità, che fa un totale di 9,5 miliardi l’anno!! Da notare anche che nel 2000 gli immigrati in Italia erano circa un milione e 300 mila, nel 2016 gli immigrati in Italia sono arrivati a quasi 5 milioni, sono quasi quadruplicati, nello stesso periodo ( 2000-2016) il PIL italiano invece è cresciuto solo dello 0,15% l'anno!!!!

3) C’è anche da dire che l’Italia è in avanzo primario dal 1992, eccolo arriva!! (https://scenarieconomici.it/evoluzione-del-saldo-primario-italiano/)

Il risultato economico di tutto questo euro delirio?? Riassunto in un grafico esemplare, eccolo arriva!! “Guardate questo grafico e poi chiedetevi: l’euro conviene davvero?”, Marcello Foa (2016/02/16/uscire-dalleuro/)

Ma per il M5S il problema invece è lo spreco di denaro pubblico , insomma, ingannare il popolo creando un diversivo, un classico pilastro della strategia del potere ( "Distract", "Deceive", "Divide" ) e infatti, guarda caso, che strana coincidenza, Lorenzo Fioramonti, l’ipotetico ministro allo Sviluppo Economico del M5S, ha recentemente dichiarato in un'intervista al "Finalcial Times":

”il M5S non è populista, vuole restare dentro l’euro e dialogare con l’UE”, Lorenzo Fioramonti (https://lacrunadellago.net/2018/03/12/lorenzo-fioramontiil-m5s-non-e-populista-vuole-restare-dentro-leuro-e-dialogare-con-lue/)

Complimenti per il suo ottimo articolo e cordiali saluti.

Fabrice

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Il Pedante 13 marzo, 2018 12:13

La ringrazio per i preziosi contributi. Mi sono permesso di formattare i Suoi tre commenti in un unico.

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Fabrice 17 marzo, 2018 10:28

Gentile @Il Pedante,

ma si figuri, piacere mio, ha fatto bene a formattare i miei tre commenti in un unico commento.

Comunque, a proposito del commento:

"Esiste anche una accezione positiva ( quando incentivante) del concetto di spreco che consiste nella dolorosa constatazione dell' inutilizzo di un bene per il soddisfacimento degli interessi di alcuno", Ippolito Grimaldi

Ecco qui un esempio molto recente ma nell'accezione negativa, eccolo arriva!!

Con il "Trattato di Caen" il Governo italiano ha riscritto i confini marittimi con la Francia, tutti a favore dei vicini: pesca, commercio e soprattutto enormi riserve di idrocarburi al largo della Sardegna. Questo harakiri geopolitico non è mai stato ratificato dal nostro parlamento, ma ora Parigi può renderlo esecutivo...

per articolo completo:

https://infosannio.wordpress.com/2018/03/16/perche-gentiloni-ha-regalato-i-giacimenti-di-petrolio-alla-francia/

Da ricordare che Gentiloni era quello che tutto giulivo twittava:

"Dobbiamo cedere sovranità a Ue"

http://www.ilgiornale.it/news/politica/quando-gentiloni-twittava-dobbiamo-cedere-sovranit-ue-1341173.html

E chi comanda nella UE? Germania in primis e subito dopo la Francia, ma che strane coincidenze.......!!!

Cordiali saluti.

Fabrice

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Carla 13 marzo, 2018 09:40

Ogni situazione, ogni frangente, ogni scelta hanno sempre, di necessità, un riferimento filosofico che ne caratterizza l'origine stessa e le finalità. Trascurare la consapevolezza e l'indagine che costituiscono il tessuto di ogni pensiero-azione rivelano l'anestesia di un popolo e dei suoi rappresentanti politici. Oggi tutto ciò che servirebbe a creare condizioni di "riferimento filosofico" vengono additate come la peste. In tutti gli ambienti. Anche nelle scuole. Figuriamoci in politica. Nell'articolo si usa, in modo efficace e appropriato, il termine "sterilizzazione". Ci stiamo facendo sterilizzare delle nostre facoltà peculiari, di ciò che ci caratterizza come umani. Se non si recuperano primariamente la fecondità di un vissuto filosoficamente e spiritualmente connotato non ci potrà essere nessun intervento politico ma solo ulteriori ripetuti inganni che si aggiungeranno a "vecchi" inganni e l'approccio alla soluzione dei nostri problemi dovrebbe essere proprio una ricerca semantica e ontologica prima che orientata pragmaticamente verso risultati immediati.

Ringrazio calorosamente l'autore di questo spazio fecondo di riflessione maieutica.

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maurizio 12 marzo, 2018 22:10

E vissero tutti corrotti e contenti sotto il luminoso articolo quinto, "chi tiene in mano ha vinto".

La leggo da poco e voglio farle i miei complimenti per la sua pedanteria dialetticca, che va tuttavia a discapito di una meticolosita nell'affrontare (in questo caso) l'argomento de glisprechi.

Sperando che non facciano altrettanto i nuovi eletti le porgo i miei piu cordiali saluti.

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Franca 12 marzo, 2018 20:59

Direi che sono molto utilizzati anche gli entimemi: sei un politico, dunque sei corrotto; voti la destra, dunque sei fascista; metti prima gli Italiani, dunque sei razzista... i sillogismi persuasivi sono all'ordine del giorno. Utilizzati da molti anche inconsapevolmente.

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Goggins Gog 12 marzo, 2018 18:48

Ma si può capire per quale minchia di motivo mi hi bloccato su twitter, che è una nella comodità per seguire aggiornamenti e non ti ho mai cacato manco per sbaglio con un commento?

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Giacomo 13 marzo, 2018 01:42

Maleducato @Goggins Gog, sarà per non farti sprecare tempo

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roxgiuse 13 marzo, 2018 12:41

Gentile @Goggins Gog, quello che ha contraddistinto finora il blog è stato anche un certo stile, una forma che è immagine plastica della sostanza. La prego di non trascenderla.

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Gog&Magog 13 marzo, 2018 20:58

Gentile @Goggins Gog, credo allora di aver capito perché l'account Twitter della nostra pagina, da pochissimo attivato, sia stato subito bannato dall'account twitter de Il Pedante...senza che, in effetti, nemmeno mai avessimo interagito con il profilo (con cui ci unisce un generale idem sentire, peraltro). Cogliamo l'occasione per segnalare l'accaduto e chiedere se sia possibile porvi rimedio.

Gog&Magog

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